Quando si dice «iniziare con il piede sbagliato». Ne sa qualcosa la Roma di Di Francesco, che non sta vivendo un inizio di stagione positivo: i risultati non arrivano, le polemiche crescono, la squadra si chiude a Trigoria in ritiro e i tifosi preparano la contestazione. Ma guai a pensare che, pronti via, sia già finita. (…). Correva la stagione 2000-2001 quando i tifosi fecero sentire la propria voce alla squadra: proteste sconfinate persino nella delinquenza e tanta rabbia nella Capitale sponda giallorossa (…). Fu quella la stagione del terzo scudetto della squadra, di cui il francese Jonathan Zebina fu uno degli indiscussi protagonisti. (…) Non perde di vista la sua ex squadra e lancia un messaggio chiaro ad allenatore, squadra e tifosi: la rosa non manca, l’amico Di Francesco è l’uomo giusto e i tifosi devono restare vicini al club anche nella contestazione.
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Tutta questa pressione è solo negativa? Il polverone che si è alzato a Roma incrementa le difficoltà della squadra o c’è una chiave positiva? «In Italia ho conosciuto anche l’ambiente bianconero e non c’è paragone. A Torino c’è una fiducia assoluta nei confronti della squadra e si vive tutto con grande calma. È una città che ti permette di lavorare serenamente, mentre a Roma la tensione calcistica si respira in tutta la città e si ripercuote su tutta la famiglia. Non puoi pensare ad altro. A Torino l’impatto dei tifosi è ridotto al minimo: anche quando ci sono state contestazioni, erano vissute molto più serenamente. A Roma sei pressato perché devi vincere ma poi se vinci l’aria resta tesa perché c ’è grande aspettativa, non capita mai di vivere una giornata tranquilla. Può sembrare uno svantaggio, ma poi quando vinci vale di più, è un’esperienza unica al mondo».
Voi ne siete usciti. Questa Roma come può fare altrettanto? «L’unico modo è lavorare sulla squadra, isolarsi dall’ambiente e chiudersi nel gruppo. Poi di
pende anche dai caratteri dei vari giocatori: c’è chi si spaventa, chi si sente motivato, chi ha bisogno del contatto con tifosi e chi di isolarsi. Io non ho mai avuto paura, non mi hanno mai toccato personalmente le contestazioni dei tifosi perché ero io stesso il mio primo critico. La cosa importante è che i tifosi dimostrino affetto anche nella contestazione. Giusto mostrare il malcontento ma è necessario anche mettersi d’accordo per superare la crisi».
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Pensi che i tifosi possano assistere a una reazione simile a quella della tua Roma? «Il contesto è completamente diverso. Nel 2000 la Lazio aveva appena vinto lo scudetto e la società aveva fatto investimenti pazzeschi nel mercato e stivo;ovviamente c’era grande attenzione e aspettativa nei nostri confronti. Rispetto ad oggi era tutt’altra squadra: Batistuta, Totti, Delvecchio, Cafu… Nessuno di loro era paragonabile ai giocatori di oggi. Era una Roma con una statura diversa ma quella di Di Francesco può fare molto meglio di così. Conosco bene Eusebio, ho grande fiducia in lui. È la persona giusta per capire la mentalità di squadra e ambiente e per gestire al meglio questi momenti. Capitano a tutte le squadre, non servono allarmismi». (…).