Quanto è importante il recupero durante le vacanze? Troppe fanno male ai calciatori?
“Dipende dal livello a cui siamo, un giocatore di alto livello che gioca tantissimo ha bisogno di recuperare sia dal punto di vista e soprattuto psicologico-mentale, lasciare un attimo la routine della tensione nella preparazione alla partita per riuscire a cambiare un attimo. Dal punto di vista fisico le vacanze troppo lunghe possono essere un piccolo problema, ma ormai si tende a lasciare dei compiti ai ragazzi, quindi due settimane, il tempo in cui si riposano, mentalmente restano leggeri ma fisicamente iniziano a prepararsi per arrivare pronti al ritiro”.
Oltre a un lavoro sui muscoli serve anche un lavoro sulla testa? “E’ un compito che durante la stagione è portato avanti da tutti noi e principalmente dall’allenatore, dal lavoro quotidiano coi giocatori e il dialogo. I compiti a casa qualcuno non li svolge, tipo Juan Jesu (ride, ndr). Abbiamo un gruppo dedito al lavoro, estremamente professionale, siamo contenti di come si sono presentati”.
La palestra è sempre più presente nella preparazione… “E’ cambiata l’attenzione a 360 gradi sulla preparazione fisica. C’è più attenzione sul singolo esercizio, è più globale. E all’interno di questa globalità, la presenza di lavori in palestra aiuta al benessere dei calciatori. Sono i giocatori stessi a cercare in palestra delle indicazioni che diano loro dei benefici”.
I calciatori si informano molto… “L’atleta di alto livello vuole sapere il risultato di quello che fa, di questo siamo contentissimi. Prendere coscienza di quello che stia facendo di aiuta a rendere di più, a concentrarti meglio quando lavori”.
Quanto è differente il lavoro del ritiro da quello della stagione? “Cambiano delle cose, abbiamo più tempo a disposizione. I giocatori riescono a lavorare sicuramente di più sulla parte tecnico-tattica, ma anche dal punto di vista fisico. Quando inizieranno le tre competizioni sarà molto più difficile portare avanti una linea di questo tipo. Siamo fortunati, riuscire a stare qua e avere questa struttura, portare le nostre idee coi giocatori è molto importante”.
C’è una differenziazione tra le parti? “Sì, c’è un’attenzione al carico di lavoro per reparti. Sono diverse le esigenze e le richieste del mister nella specificità del ruolo, attraverso il gioco del mister c’è dispendio estremamente notevole di energie da parte degli esterni d’attacco e difesa. Non perché i difensori non siano impegnati dal punto di vista fisico, ma sicuramente le distanze percorse e le velocità con cui vengono percorse per alcuni giocatori sono diverse rispetto ad altre. Questo fa si che gli allenamenti del mister sono improntati al fatto che alcuni ruoli siano sovraccaricati di lavoro per essere performanti in partita”.
C’è un piano di lavoro per giocatori? “Per quello che è il modo di giocare del mister, anche durante gli allenamenti alcuni ruoli sono più impegnati di altri. Si cerca di compensare coi lavori a secco delle carenze che emergono in allenamento e rilevate tramite alcuni strumenti e monitoraggi soggettivi per cercare di portare tutti a un livello di condizione elevato. Ci sono ruoli con maggiore dispendio per richiesta del mister”.
Quanto conta avere un gruppo già formato? Chi arriva una settimana prima dell’inizio della stagione come si mette in paro coi compagni? “E’ difficile, succede frequentemente. Si cerca di capire il più possibile quanto è stato fatto precedentemente, per prima cosa si raccolgono informazioni da colleghi e dal giocatore, e piano piano si cerca di portarlo al livello degli altri. E’ un lavoro abbastanza certosino. Il voler accelerare dei tempi è la cosa più pericolosa alza notevolmente il rischio di un infortunio”.