Di Francesco non si dimette e Monchi non vuole esonerarlo. Caso chiuso? Nemmeno per sogno. Il pesantissimo 7-1 con la Fiorentina, infatti, ha fatto infuriare di nuovo Pallotta che non sembra più disposto a ribadire la fiducia a un tecnico che il presidente avrebbe esonerato già dopo il 2-0 di Bologna dello scorso settembre.
L’americano da Boston si è limitato a un: «Esonero di Di Francesco? Chiedete a Monchi». La stessa risposta data in altre occasioni. Il rischio però è che dopo questo 7-1 e senza uno choc la squadra possa demoralizzarsi ulteriormente e perdere pure la corsa al quarto posto che passa peraltro per la sfida di domenica col Milan. Per questo, dopo le prime valutazioni di ieri sera, oggi lo stesso Monchi parlerà col resto della dirigenza e con lo stesso Pallotta.
L’ipotesi di un cambio in corsa resta ancora improbabile perché impedirebbe al club di poter scegliere in estate e con tutta calma l’allenatore del futuro. Ma dopo un periodo di apparente serenità si torna di nuovo a valutare la possibilità di cacciare Eusebio. E all’orizzonte c’è sempre l’ombra dell’ex viola Paulo Sousa. Il preferito dal consulente Baldini che ha un peso non da poco nelle scelte del club.
Ma non è più solo il futuro di Di Francesco a essere in dubbio. Monchi, corteggiato seriamente dall’Arsenal, ieri ha chiosato così: «Non so che succederà domani. Non dobbiamo guardare lontano, oggi siamo in debito con i tifosi e penso solo a questo». Il ds ha pure chiuso il mercato in entrata («Pensate che basti prendere uno o due giocatori?») dopo aver fallito il tentativo di prestito per Barrios e Vida mentre quello in uscita fa registrare il prestito di Luca Pellegrini al Cagliari. Il budget azzerrato concesso (si fa per dire) da Pallotta è un altro segnale di come la fiducia non sia più solida come un tempo. Gli investimenti onerosi per i deludenti Bianda, Karsdorp, Schick, Pastore e Nzonzi non sono d’altronde passati inosservati.
In mezzo c’è Di Francesco, difeso appunto da Monchi e Totti. L’impressione è che si aspetterà la gara col Milan prima di prendere una decisione, ma stavolta la panchina più che scricchiolare sembra (mal) incollata e in attesa di crollare da un momento all’altro. Ieri, infine, la squadra ha annullato il ritorno in treno per evitare contestazione ed è tornata da Firenze in pullman. Anche questo era già accaduto.