All’insegna della semplicità. Per una Roma in difficoltà, atleticamente e tecnicamente, Ranieri prepara la gara contro la Fiorentina senza troppi fronzoli tattici: «Ai ragazzi non chiedo nulla quando abbiamo la palla per poter andare, gli dico di non giocarla nella nostra metà campo, perché sono pochissime le squadre che partendo da dietro riescono a fare gol». La traduzione calcistica è quanto visto nei primi 270 minuti con Empoli, Spal e Napoli: totale affidamento ai lanci lunghi, sperando che sulle seconde palle gli attaccanti sappiano crearsi l’occasione.
Il problema è che Dzeko non sta benissimo (noie all’anca e alla caviglia) mentre Under è da valutare se farlo partire dall’inizio o impiegarlo in corsa. Per questo il tecnico è costretto a fare «il lavoro del farmacista – spiega – Devo valutare bene chi può giocare dall’inizio e chi deve subentrare, perché ho solo 3 cambi». Il riferimento al turco, Pellegrini e De Rossi, appare scontato. Claudio cerca «la compattezza» per poi ammettere sconsolato: «Il problema è che non riusciamo ad esserlo. Per questo motivo bisogna restare corti e non dare la possibilità agli avversari di infilarci». Anche in questo caso la lettura delle sue parole è semplice: squadra attendista, pallino ai viola per poi essere pronti a sfruttare gli errori dei ragazzi di Pioli.
Intanto la fiducia per Olsen, manifestata appena 4 giorni fa, vacilla pericolosamente: «Deciderò all’ultimo chi far giocare in porta». Mirante è pronto. Il momento è delicato. Ranieri, oltre al solito appello al pubblico (venduti appena 4500 tagliandi), stavolta si rivolge anche al gruppo: «Voglio degli uomini in campo che sappiano reagire alle avversità». Magari ricordandosi di giocare anche a pallone.