Un successo c’è già: è la benedizione del Capitano. «Abbiamo mostrato il film in anteprima assoluta a Francesco Totti. E lui, alla fine, ci ha detto di aver riconosciuto il mondo del calcio. Alla proiezione c’era anche la moglie Illary che aveva gli occhi lucidi e ci ha scritto poi un bellissimo messaggio. Porteremo al cinema il nostro primogenito Christian, capirà molte cose, ci ha promesso la coppia d’oro del calcio italiano.
Se Totti avesse bocciato il nostro lavoro, avremmo rinunciato a uscire nelle sale», raccontano ancora emozionati i registi Sydney Sibilia e Matteo Rovere che questa volta hanno il ruolo di produttori: il loro film Il campione, diretto dall’esordiente Leonardo D’Agostini, interpretato magnificamente da Stefano Accorsi e Andrea Carpenzano, sbarcherà nei cinema il 18 aprile. E sarà destinato a portare una ventata di originalità e professionalità nel cinema italiano, troppo spesso ripetitivo e penalizzato da sceneggiature zoppicanti.
L’AMICIZIA «Abbiamo voluto raccontare la storia di una rockstar: e in Europa le vere rockstar sono i calciatori», spiega il regista, romano «e romanista», 41 anni. Storia di formazione, ritratto di una bella amicizia, scambio di esperienze e sentimenti, il film ruota intorno a un attaccante della Roma, giovanissimo e arrogante, vergognosamente ricco e viziato (il 23enne Carpenzano) che, dopo l’ennesima bravata, una rissa in discoteca, viene costretto dalla Società sportiva a studiare con un professore (Accorsi, 48) incaricato di ripulirgli l’immagine, farlo studiare e portarlo a prendere la maturità.
I due sono diametralmente opposti: il ragazzo, che quanto a sparate sembra un mix tra Mario Balotelli e Antonio Cassano, vive circondato di modelle e scrocconi in una villa faraonica, ha il garage pieno di Lamborghini e Ferrari mentre il suo precettore è dimesso, riservatissimo e provato dalla vita. Scopriremo che si porta dietro un doloroso segreto. Ma dopo le prime diffidenze si stabilirà tra loro un profondo legame fatto di complicità, comprensione reciproca, amicizia indistruttibile.
E il giovane sarà pronto ad affrontare la sua sfida più difficile, che per una volta non si disputa sui campi di calcio. «Ho accettato di interpretare Il campione perché sono rimasto colpito dalla qualità della sceneggiatura», spiega Accorsi, «la storia descrive infatti un toccante e a volte doloroso rapporto tra un padre e un figlio. Anch’io, alle medie, ho avuto un paio di professori illuminati che mi hanno aperto gli occhi sul mondo».
LA SMANIA Carpenzano, romano di San Giovanni-Ostiense (l’abbiamo già visto in Tutto quello che vuoi e La terra dell’abbastanza) e anche romanista (ma lo ammette con un sospiro, dati i tempi), lunghi capelli e orecchino, confessa che all’inizio non avrebbe voluto interpretare il film: «Non so giocare a pallone e non mi riconoscevo nel mio personaggio, abituato a vivere sopra le righe e affamato di successo come tanti idoli del calcio», racconta. «Io non sono così, non ho la smania di arrivare. Ma poi il regista e i produttori mi hanno convinto e ora sono molto contento dell’esperienza».
TRIGORIA Il film (interpretato anche da Massimo Popolizio, Anita Caprioli, Ludovica Martino, Mario Sgueglia, Camilla Semino Favro) si svolge in buona parte a Trigoria, la mitica sede della Roma A. S. «Le riprese si sono svolte d’estate, quando i calciatori erano in vacanza», raccontano Sibilia e Rovere. «La Società ha suggerito delle piccolissime modifiche al copione e poi ci ha aperto generosamente le porte». Emozione nell’emozione: «Abbiamo girato nelle docce, negli spogliatoi, nelle palestre dei veri campioni», aggiunge D’Agostini. «L’entusiasmo della Roma ha poi contagiato altre squadre come Chievo, Fiorentina, Pisa e Sassuolo che hanno accettato di comparire nel film».
FONTE: Il Messaggero – G. Satta