Pescara per lui non è stata solo un’esperienza calcistica, ma anche di vita. Quattro anni in campo, ma fuori dal terreno verde tanti di più. Ubaldo Righetti – classe 1963 – ha vestito la maglia della società abruzzese dal 1990 al 1994, lasciando tanti ricordi positivi sulle rive dell’Adriatico: “Ho ancora amici da quelle parti, ma soprattutto ci vive mia figlia. Lì, a Pescara, ci è anche nata”. Centrale difensivo alto e elegante nell’incedere, Righetti in precedenza era stato campione d’Italia nel 1983 con la Roma di Nils Liedholm, partecipando pure alla finale di Coppa dei Campioni dell’anno dopo. Segnò un rigore nella sfortunata lotteria che premiò il Liverpool. I problemi per lui in giallorosso nacquero un paio di anni dopo, ma restò nella Capitale fino al 1987 collezionando 171 presenze e 2 gol tra campionato e coppe.
Ha più volte dichiarato di non aver avuto un buon rapporto con Eriksson nella Roma. Come mai? “Lui faceva l’allenatore e io il giocatore. Il problema fu soltanto uno in questa vicenda: accettai di giocare più partite in condizioni fisiche non ottimali. Non stavo bene, ma l’allenatore riteneva di utilizzarmi comunque. E pagai tutto con prestazioni deludenti per la squadra”.
E perché non provò a rifiutarsi di scendere in campo se non era in condizione? “Sbagliai io, infatti. Purtroppo allora non esistevano procuratori o altre figure che potevano consigliarti una scelta piuttosto che un’altra. Si faceva tutto da soli. Anche la società non pensò di tutelare un suo patrimonio tecnico, ma tant’è. Ero giovane, avevo poco più di ventiquattro anni”.
Pescara? “Pescara è stata una parte importante della mia vita. Ci è nata mia figlia, ci vive ancora. Torno spesso ed è un piacere perché conosco tante persone. È una città a misura d’uomo, dove si vive bene”.
Dal punto di vista calcistico, invece? “È una squadra di provincia, però è una realtà in cui si cerca sempre di arrivare al risultato con il bel gioco. Non è un caso che su quella panchina si siano alternati negli anni tecnici come Galeone, Zeman, lo stesso Oddo. Tutti allenatori che cercano di vincere attraverso il calcio offensivo. Anche se io arrivai a Pescara sotto l’egida di Mazzone”.
Nella sua squadra c’erano due giocatori che oggi occupano ruoli importanti nella Roma: Ricky Massara e Marco Savorani, rispettivamente Direttore Sportivo e allenatore dei portieri di prima squadra. Li racconta? “Ricky è una grande risorsa per la società. Lo conosco da anni, non è cambiato nel carattere e negli atteggiamenti. Oggi, chiaramente, è più responsabile per il grado che occupa, ma è da sempre una persona equilibrata. Professionalmente, poi, non ne parliamo. Quando parli di calciatori con lui e gli menzioni qualche nome, non solo lo conosce, ma comincia a dirti tutto di quel giocatore. Vita, morte e miracoli. Ha una conoscenza infinita della materia. Si aggiorna continuamente, seguendo il percorso sportivo e non solo dei vari calciatori in giro per il mondo. In poche parole, è una persona seria. Qualità rara nel mondo del calcio”.
In un’intervista alla Gazzetta dello Sport di qualche giorno fa ha definito Massara un “equilibratore” nel terzetto di amicizie composto da lei e da Allegri… “Lo ribadisco. Io, Max e Massara eravamo un trio perfetto. Frederic andava a letto alle 10 di sera, io e Allegri qualche ore più tardi. Massara era l’equilibratore: per capirci, se Allegri andava a mille all’ora e io ai 200, Massara rispettava la velocità”.
Savorani? “Marco è un altro professionista del settore. L’ho incontrato da giovane a Pescara e l’ho sentito di recente quando è tornato in orbita Roma. Sa allenare, conosce metodologie nuove di allenamento, sa far crescere i portieri che lavorano con lui. È un’altra risorsa preziosa per il club”.
Da una decina di anni la sua voce è diventata un’abitudine nell’emittenza privata. Che idea ha del fenomeno delle radio romane? “Io posso parlare per Tele Radio Stereo, la radio dove lavoro. Il nostro obiettivo è quello di mantenere equilibrio e obiettività. Cerchiamo di accompagnare la crescita della Roma, pur non facendo mancare le critiche se servono in determinati momenti. Ma non abbiamo preconcetti. Non dobbiamo creare audience o turbative con giudizi o messaggi negativi. Non siamo perfetti, nessuno lo è, ma cerchiamo di sbagliare il meno possibile. E soprattutto siamo noi stessi davanti al microfono e fuori dallo studio. Non cambiamo se siamo o no in diretta. Credo che questa sincerità sia pure apprezzata dagli ascoltatori. E siamo contenti”.
Nel mese di ottobre si è cimentato come attore a teatro con lo spettacolo “TRS, Ti regalo un sogno”. Che esperienza è stata? “Sicuramente diversa, ma stimolante e formativa. A me piace sperimentare, fare cose diverse. Ho provato sensazioni inedite. Ad esempio, l’emozione prima di andare in scena ad ogni spettacolo. Devo questa partecipazione al mio amico e collega di radio, Riccardo “Galopeira” Angelini. Lui è una fonte inesauribile di idee, mi ha convinto ad andare sul palco e sono contento di averlo fatto. Ringrazio anche gli altri protagonisti della commedia: Francesca Nunzi, Milena Miconi, Massimo Di Francesco”.
Dal teatro alla televisione, la sua presenza è diventata fissa dopo ogni partita a Roma TV nello studio di Marica Giannini… “A Roma TV mi sento a casa. Sono cresciuto a Roma Channel come commentatore durante le gare al fianco di Alessandro Spartà e ora sono nel live con Marica, Fabiola Rieti, Ruggiero Rizzitelli e Valentina Ballarini. Rispetto a qualche anno fa è tutto molto più bello e funzionale. È un piacere aver visto con i miei occhi l’evoluzione del canale tematico. E poi, ogni volta che vado a Trigoria incontro tanti amici. È un piacere e un onore per me parlare della Roma”.