Nel giro di 9 anni, le prospettive della Roma sembrano essere cambiate radicalmente. Per via dei conti sempre più a picco, al club giallorosso rischia di mancare l’ossigeno per andare avanti. Al di là del numero zero nella casella dei trofei vinti, è come se per certi versi si sia arrivati alla fine della speranza.
Dall’inizio dell’era americana a Trigoria si sono alternati 2 presidenti (DiBenedetto e Pallotta), 2 vice presidenti (Tacopina e Baldissoni), 5 fra a.d. e ceo (Fenucci, Pannes, Zanzi, Gandini e Fienga), 3 d.g. (Baldini, Baldissoni e in pratica Calvo), 4 direttori sportivi (Sabatini, Massara, Monchi e Petrachi) e 8 allenatori (Luis Enrique, Zeman, Andreazzoli, Garcia, Spalletti, Di Francesco, Ranieri e Fonseca).
Quanto basta per passare da «la Roma sarà una regina» (cit: DiBenedetto) a «dubbi significativi sulla capacità di continuare a operare come un’entità in funzionamento» (cit: ultima trimestrale).
L’impressione è che Pallotta abbia forse perso un po’ del suo fiuto degli affari. Il suo no all’ingresso del magnate cinese Chen Feng (42 miliardi di patrimonio) nel gennaio 2014 e quello opposto alla cessione a Dan Friedkin un paio di settimane fa, ad esempio, lasciano stupiti.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini