Chi è il più forte a padel a Roma?
“Io, Candela e Fiore. Di Canio? Non lo so e neanche mi interessa. Di Biagio pulisce il campo (ride, ndc)”.
Cassano alla Roma? “Se mi avesse ascoltato un minimo sarebbe rimasto a Roma altri venti anni. Era giovane e si è fatto abbindolare. Con Cassano ho vissuto i momenti più belli della mia carriera, questo lo ripeterò sempre. Non ne ho visti passare tanti come lui. Dormiva a casa mia, eravamo due fratelli. Quando litigavamo, lui non mi parlava più. Dopo aver litigato per il rinnovo è andato via e non abbiamo più parlato. Era una bomba a mano Antonio. Appena apriva bocca poteva succedere qualsiasi cosa. Mi svegliavo con l’ansia, ma ti faceva respirare positività. Non so se fossimo più forti l’anno dello scudetto o quello dopo, quando è arrivato Cassano. Eravamo completi in tutto, era impossibile non vincere. Una volta però era tutto un altro campionato. Dovunque andavi, trovavi almeno tre o quattro giocatori di livello. Ormai ci si basa solo sulla forza fisica”.
La Serie A attuale… “Neanche lo puoi fare il paragone tra le squadre di Serie A degli anni 2000 e quelle di adesso. Andavi a Brescia, Bologna, ovunque andavi c’erano 3-4 giocatori di livello. Purtroppo è brutto dirlo, ma è la realtà. Adesso il calcio non si basa sulla tecnica, ma tutto sulla forza. Devi costruire un calciatore che è una macchina”.
Hai giocatori da segnalare visto il tuo nuovo ruolo? “Ce ne sono tanti, ma quasi tutti sono impegnati. Adesso ne ho trovati 4-5 di qualità. Coccolo è bravo, della Juventus, ora in prestito alla Cremonese. Mi piace fare questo anche perché ho tutti contro, ma faccio tutte le cose a norma. Questa è una scelta che ho intrapreso io. Chi meglio di me in questo mondo può dare qualcosa in più, in questo contesto so quel che posso dare, poi posso pure sbagliare”.
L’addio alla Roma? “Diciamo che neanche io mi sarei immaginato una mossa del genere. Io mi sarei visto per sempre dentro la Roma, però ci sono state delle conseguenze inaspettate, come se mi avessero messo al muro per farmi prendere una decisione che non avrei mai preso. Spero di aver fatto la scelta migliore. La vittoria più bella sarebbe quella di crescere talenti”.
Se Friedkin ti offrisse un ruolo decisionale?“Sinceramente non è mai successo ancora. Se dovesse succedere mi metterei seduto e ne parlerei. In questo momento ho intrapreso questo percorso e voglio portarlo a termine, non sarei coerente con me stesso. In questo momento continuo il mio percorso. Se un giorno mi dovessi stancare… certo dire di no alla Roma, per me è stato un colpo enorme. Mi sarei ammazzatto pur di andare via dalla Roma”.
Come la guardi adesso? “Il tifoso della Roma rimarrà sempre. Mi ci incazzo e spero possa arrivare più in alto possibile. Spero di portare alla Roma giocatori di qualità, quello che avrei voluto fare da dentro, però soffro. A Trigoria non entro, porto Cristian e rimango sul piazzale e Vito Scala e i magazzinieri escono fuori a salutarmi quando sanno che ci sono”.
Cosa ti sarebbe piaciuto fare? “Se fossi rimasto dentro la società mi sarebbe piaciuto fare il direttore tecnico. Non avere il potere su tutto, ma sui giocatori. Avrei potuto dare più di qualche dirigente, con tutto rispetto. In quel contesto ero l’ultimo degli ultimi. Non venivo mai coinvolto nelle scelte. Nel caso della Roma, la proprietà è straniera, il tecnico straniero il GM straniero, uno che è di Roma che sa tutto di Roma sarebbe la soluzione migliore ed è quello che manca in questo momento. Ci fate caso che tutti i giocatori di un certo livello non possono fare parte di una società di calcio? Casualità o c’è qualcosa che può dar fastidio? Sarà più facile rapportarsi con uno che ha giocato a calcio, piuttosto che con un avvocato. E poi tu passavi per quello che non sa”.
FONTE: Bobo TV