Per i romani e romanisti è la notte di San Lorenzo, la serata dei desideri e della stelle che vale la pena osservale, col naso rivolto all’insù per sperare in qualcosa di grande. Pellegrini, che di nome fa proprio Lorenzo, sarebbe probabilmente in Curva Sud assieme alla sua gente se non fosse il capitano della squadra. Una possibilità del genere non vuole di certo farsela scappare, la sogna più o meno da quando ha iniziato a dare i primi calci a un pallone.
Lorenzo aveva 12 anni quando la Roma vinse l’ultimo trofeo, si trovava a bordo capo durante la finale di Coppa Italia del 2008 tra i giallorossi di Spalletti e l’ultima Inter di Mancini, prima dell’arrivo di Mourinho. Faceva il raccattapalle e guardava con ammirazione De Rossi, capitano di quella serata.
Nessun altro romano aveva giocato tre semifinali con la maglia della Roma e Pellegrini ha raggiunto questo traguardo in appena 4 anni: la Champions del 2018 e l’Europa League del 2022. In questa Conference League ha segnato 5 gol e ha inciso come mai prima in Europa, alzando il suo livello di gioco in concomitanza con le partite che contano. Contando anche la Serie A, il numero 7 ha messo lo zampino su 19 reti giallorosse, partecipando al 22% dei gol della squadra, giocando il 65% dei minuti disponibili.
“Se avessi tre Pellegrini giocherebbero tutti” disse una volta Mourinho. Ha tenuto unito il gruppo nei momenti di difficoltà, caricando i compagni nelle sfide decisive e agevolando il feeling con i tifosi. Il 25enne si trova probabilmente nella sua miglior stagione in carriera e non era affatto scontato dopo il forfait per infortunio alla vigilia dell’Europeo, che gli ha impedito di vivere da protagonista la magica estate azzurra.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota
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