Chissà se se l’era sognata proprio così. E chissà se il 4 maggio, il giorno del suo annuncio, aveva già messo in preventivo di vincere subito. Di certo non si aspettava di essere innaffiato di champagne dai suoi giocatori durante la conferenza stampa, con José Mourinho a cantare “campeones” davanti ai giornalisti insieme a Mancini, Spinazzola, Bove e Zalewski.
I suoi ragazzi, quelli che ha cresciuto e plasmato. E con cui ha riportato un trofeo a Roma dopo ben 14 anni, trofeo che lo fa entrare di diritto nell’olimpo degli immortali giallorossi, quelli che hanno dipinto di colori intensi la storia romanista. E poco importa che quel bagno di champagne gli abbia messo fuori uso orologio e smartphone.
Anche prima, la festa finale se l’era goduta tutta a fondo, portato in trionfo davanti alla sua gente, osannante. Con quella “manita” ad indicare il suo quinto trionfo europeo, andandosi ad abbracciare tutti i giocatori, uno a uno: Veretout, Rui Patricio, Ibanez, Abraham, Pellegrini e poi tutti gli altri, un modo intenso per ringraziarli dal profondo del cuore.
Ma le lacrime di fine gara sono state una delle cose più belle della finale di Mou. Sincere, sentite, sintomo di un sentimento che José covava dentro da tempo. “Ci sono tante cose che mi passano in testa in questo momento – dice l’allenatore della Roma – I tifosi? Sono qui da undici mesi, ma ho capito subito che questa gente è incredibile. Ai ragazzi, invece, prima della partita ho detto che a Torino avevamo fatto quello che dovevamo fare, il nostro lavoro di una stagione. Stavolta invece non era lavoro, ma storia: da scrivere o meno e l’abbiamo scritta“.
Già, con una vittoria che inevitabilmente resterà negli annali per sempre. “Nella storia della Roma e anche mia – continua Mou – Ho saputo da poco che solo io, Ferguson e Trapattoni abbiamo vinto dei trofei europei in tre decadi diverse. Questo mi fa sentire vecchio, ma è una cosa bella per la mia carriera“. Qualcuno punta su di lui altrove. “Ma io resto qui, non c’è dubbio. Mi sento romanista al 100%, come in passato sono stato interista o portista. Sono di tutti quelli che con me creano una famiglia, cercano un obiettivo, stanno insieme nei momenti difficili e di gioia. Ora bisogna capire cosa vogliono fare i nostri proprietari, che sono onestissimi, per la prossima stagione. Possiamo dare seguito a questo progetto, definire la direzione“.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. Pugliese
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