Ci sarà da soffrire e questo José Mourinho lo sa bene. Ma l’occasione è troppo ghiotta, esattamente come la voglia di arrivare fino in fondo. E allora domani a Leverkusen sarà una Roma da battaglia, pronta a tutto pur di arrivare alla finalissima, in quel di Budapest, centrando la sua quinta finale europea (inclusa la Coppa delle Fiere 1960/61).
La Roma domani giocherà una partita prettamente difensiva, con un baricentro molto basso e la voglia di andare a far male in transizione, cercando con le ripartenze quel gol che potrebbe portare alla resa il Bayer. Il piano partita prevede di non lasciare campo al palleggio dei tedeschi, né spazio per i suoi velocisti (Diaby e Frimpong su tutti).
Un po’ come nella gara di andata, dove — tranne che nei primi 7 minuti dove i giallorossi dovevano ancora assestarsi bene – la Roma poi non ha sofferto praticamente mai, sterilizzando tutte le fonti di gioco di Xabi Alonso. Se non rischiando nel finale, ma più per colpe proprie (lo svarione Rui Patricio-Ibanez).
Per giocare questo tipo di partita Mourinho ha in mente alcune mosse, ad iniziare dalla linea difensiva che sarà mobile, ma che grazie agli scivolamenti dei due esterni (Zalewski a destra e Spinazzola a sinistra) si allungherà spesso, passando da tre a cinque. Questo per andare a creare un muro difensivo davanti a Rui Patricio, con il lavoro poi delle due mezzali (Bove e Wijnaldum) a dar fastidio ai trequartisti del Bayer Leverkusen.
E proprio il lavoro del giovane centrocampista (decisivo con il suo gol nella sfida di andata) e dell’olandese sarà fondamentale, perché in una partita difensiva la Roma avrà bisogno anche di ripartire, di “strappare”. Poi ci sarà la posizione di Pellegrini, che giocherà in appoggio ad Abraham, ballando tra il centrocampo e l’attacco.
Già, Abraham, a lui invece il compito di lavorare in verticale, di far male negli spazi, andandosi poi a prendere quei palloni che gli arriveranno da dietro, da Bryan Cristante, che negli alleggerimenti difensivi cercherà spesso di superare il primo pressing tedesco alzando il pallone e andando a giocare sulla punta.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. Pugliese
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