Voleva tornare a Roma a tutti i costi dopo aver assaggiato il calore dell’Olimpico, dopo aver riabbracciato Mourinho. L’allenatore che lo lanciò al Santiago Bernabeu quando era un bambino del vivaio del Real Madrid. Llorente c’è riuscito.
Llorente non può essere considerato un titolare, anche se in questa fase si è messo N’Dicka alle spalle e un posto fisso sembra poterselo essere guadagnato, in attesa che il francese si integri. Lo spagnolo è il jolly che ogni allenatore vorrebbe a bordo. Perché è quel genere di giocatore che non ti delude, che sa portare a casa il risultato sempre e comunque. Il motivo è semplice. Può giocare più o meno ovunque, Mourinho lo considera in primis il vice Smalling. E sa anche che il 30enne può coprire la casella di sinistra o di destra della difesa a tre senza abbassare il livello di intensità.
Intanto, il ritiro in Portogallo procede spedito per lo spagnolo che in carriera è stato allenato anche da Ancelotti e Bielsa, oltre a Mourinho in due occasioni. “Sono tre allenatori unici. Mourinho è una persona molto diretta che sa trasmettere quello che vuole ai giocatori, lo stesso vale per Ancelotti. Bielsa? Stare al suo fianco e stata un’esperienza indimenticabile per quello che mi ha dato sia dentro che fuori dal campo”.
L’ex Leeds si è soffermato su Lorenzo Pellegrini: “E’ un capitano silenzioso o alza la voce? Direi che è entrambe le cose. Un giocatore che con il suo esempio, con il suo lavoro, con la sua qualità è un esempio per i giovani e per tutti noi che in lui vediamo un leader che seguiamo e cerchiamo di emulare nella sua intensità. Poi, evidentemente, ci sono dei momenti in cui è necessario alzare la voce, parlare all’interno dello spogliatoio e sicuramente è un compito che assolve molto bene. Direi che è un capitano completo che aiuta la squadra in tutto quello di cui ha bisogno”.
FONTE: Il Corriere dello Sport – L. Scalia
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