“La Champions è la nostra ambizione”. Quaranta minuti di sorrisi, spiegazioni e precisazioni – volte a rimarcare soprattutto come non ci sia “nessuno scontro tra me e Mourinho” – ma senza la possibilità/volontà di nascondersi. Con tutte le cautele del caso (probabilmente memore della replica dello scorso anno di José ad un input simile: “Pinto parla di Champions? Problema suo”, disse lo Special), il gm, con garbo, getta la maschera: “Dal primo giorno che sono arrivato qui, ho capito che questa è l’ambizione primaria per questa squadra. Lo è per la proprietà e lo è anche per me. Dopo se arriveremo o meno tra le prime quattro è un altro tema. Se siamo obbligati? Sono parole che non uso. Quando però vado a prendere giocatori come Wijnaldum, Dybala, Lukaku, Aouar e Abraham devo dirgli qualcosa. Sicuramente loro vengono per lottare per obiettivi importanti”.
Uno slalom linguistico volto a fissare dei paletti stagionali. La Champions, all’alba del nuovo format che garantirà più partite e più soldi, è l’obiettivo. Da non fallire. E il prestito annuale di Lukaku (“L’intervento dell’allenatore e della proprietà è stata fondamentale”, ammette), costato come l’operazione Marcos Leonardo, rimandata a gennaio, è lì a confermarlo. Una possibilità, il belga, che la Roma e il gm sono stati bravi a cogliere.
Nonostante Pinto sorrida e si sforzi di apparire sereno – “L’avvio difficile in campionato? Non siamo contenti della situazione ma non c’è motivo di panico, state tranquilli” – si avverte come la stagione appena iniziata sia quella del redde rationem. Sia lui che Mourinho sono in scadenza di contratto e l’inevitabile domanda sul futuro di entrambi è l’unico momento nel quale si irrigidisce: “Sono qui per parlare di altro. I rinnovi sono temi importanti, che sono trattati nel modo e nelle sedi giuste, internamente e non pubblicamente”.
Capita, poi, nonostante l’attenzione quasi maniacale di non pestare i piedi al connazionale in panchina, di lasciar intendere come ora dipenderà da Mourinho e dalla squadra: “Ho sempre detto che il mercato è il 20-30% del successo sportivo, il lavoro quotidiano è molto più importante. Da quando i Friedkin hanno preso il club hanno fatto investimenti importanti per farlo evolvere. Se facciamo il paragone di chi è andato via e di chi è arrivato, secondo me la squadra è meglio, abbiamo più soluzioni e alternative. Siamo più forti. La squadra deve essere un riflesso di questa strategia, ambizione e motivazione più delle interviste e delle parole. Dobbiamo mettere i fatti”.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina
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