Vale tre punti, ma è esercizio impossibile considerarla una partita come le altre. Non lo è per i tifosi – prova ne sia che al club nerazzurro sono arrivate richieste di biglietti superiori persino alla semifinale derby di Champions -, ma non lo è neppure per la squadra né per Simone Inzaghi. Non c’è in palio una coppa, no. Ma questo Inter-Roma è una finale.
Inzaghi sta pensando di ingabbiare Lukaku proprio come fece con Haaland in finale di Champions. Provando a limitare i rifornimenti al belga, certo. Ed evitando di dargli l’appoggio. Qui dovrà essere bravo Acerbi, l’uomo che durante l’Europeo nel 2021 disse: “Più facile marcare Cristiano Ronaldo che Lukaku“. L’idea è quella di mettere in trappola il belga con una gabbia, un quadrilatero formato da Acerbi in prima battuta, Bastoni in raddoppio costante, poi sul centrosinistra Calhanoglu e Mkhitaryan a schermare le linee di passaggio.
La Roma è una squadra che non esagera con i rischi nella costruzione dal basso, sa quando uscire palla al piede e quando invece affidarsi al lancio lungo. E allo stesso tempo, la squadra di Mou sa come essere letale in contropiede, non solo con Lukaku, ma anche con El Shaarawy, favorito per giocare in coppia con Romelu. Ecco perché l’Inter dovrà essere brava a portare il pressing. Senza esagerare, senza spostare il baricentro troppo alto così da concedere metri dietro la linea difensiva. Mou non aspetta altro. Ecco perché i nerazzurri alterneranno momenti di pressione a momenti di attesa nella propria metà campo.
L’altro aspetto chiama in causa la fase offensiva dell’Inter. Inzaghi chiederà ai due braccetti, Pavard (in vantaggio su Darmian) e Bastoni, di alzarsi così da spingere ancora più alti Dumfries e Dimarco. E poi,i cambi di gioco rapidi possono essere un’arma che mette in difficoltà la Roma.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – D. Stoppini