Finisce malissimo con l’ennesima sconfitta a San Siro il ciclo complicato della Roma a cavallo delle feste natalizie, con una sola vittoria, col Napoli squinternato, un pareggio con l’Atalanta e tre sconfitte con Juventus, Lazio in Coppa Italia e Milan, così oltre all’eliminazione patita nel derby adesso i giallorossi sono scivolati addirittura al nono posto in classifica dopo la prima del girone di ritorno, anche se il quarto posto è distante solo cinque punti e adesso comincerà un ciclo di partite contro avversari di più basso livello e senza impegni infrasettimanali. Alla prossima mancheranno due che ci sono sempre stati, Mancini e Cristante, diffidati ed entrambi ammoniti ieri.Ma per cambiare passo c’è bisogno di una cura profonda e probabilmente che si recuperi in maniera più stabile Dybala, l’unico che da solo sa dare fantasia ad un gioco che resta asfittico.
Che Milan e Roma siano due squadre problematiche, o a dirla in maniera più ottimistica convalescenti, l’ha confermato la partita di ieri sera, con un Milan neanche lontano parente dalla bella versione che avevamo visto all’andata all’Olimpico e la Roma con le consuete difficoltà già palesate contro le squadre che la precedono in classifica, perché oltre all’endemica scarsa capacità di costruzione si aggiunge anche la consapevolezza che nella fase di rifinitura avversaria basta poco per aprire le porte a conclusioni che sanno essere decisive.
Esattamente quello che è capitato al 10’ del primo tempo, dopo un inizio confortante della Roma e un’unica iniziativa milanista che aveva palesato però la necessità di rinforzare la cerniera davanti alla difesa. Llorente lo aveva fatto notare a Paredes proprio un minuto prima del gol, maturato esattamente nelle stesse circostanze, con la palla portata dall’esterno al limiti dell’area dove Adli ha potuto controllare senza alcuna pressione di Paredes (schiacciato in altra inutile copertura), ha fintato il destro mandando al bar Kristensen e poi concludendo con un sinistro angolato che non ha lasciato scampo a Svilar, schierato per la prima volta titolare in campionato per scelta tecnica.
Davanti a lui Mourinho aveva scelto la maggior esperienza di Kristensen rispetto alla freschezza di Huijsen per completare il terzetto difensivo con Mancini (poi uscito all’intervallo per l’insorgenza della pubalgia, peraltro dopo aver preso il giallo che lo terrà fuori anche con il Verona) e Llorente, con Celik, abbonato alle sfide con il Milan forse per via della diretta conoscenza con Leao dai tempi del Lille, e Spinazzola sulle fasce preferiti a Karsdorp e Zalewski (due dei bersagli non nominati da Mourinho dopo la sconfitta di Coppa Italia con la Lazio), e un terzetto di centrocampo privo inizialmente di Pellegrini, poi entrato ad inizio ripresa al posto di Mancini; ma Paredes è un fantasma in non possesso e fa troppo poco in cabina di regia e soprattutto con tempi buoni in Argentina dieci anni fa, non oggi in Italia, e Bove si sfianca in coast to coast continui e non è lucido nelle situazioni decisive.
Davanti El Shaarawy è stato preferito a Belotti per affiancare Lukaku, ma ha confermato la sua caratteristica di saper determinare solo quando entra nel secondo tempo ad avversari evidentemente già sfiancati. Pioli ha optato per il solito 4231 con gli inserimenti centrali di Loftus Cheek alle spalle di Giroud, Pulisic e Leao armi spuntate sulle fasce, due mediani di qualità come Adli e Reijnders e una difesa a 4 tutt’altro che solida, ma meglio organizzata della nostra, con Calabria, Kjaer, Gabbia e Theo Hernandez restituito al ruolo naturale in cui sa ancora essere decisivo, come dimostrerà chiudendo la partita nel momento migliore della Roma.
Per arrivarci, al suo momento migliore, la squadra giallorossa ha avuto come al solito bisogno di passare per l’inferno di due gol presi, a dispetto di una partita che però è stata sempre piuttosto equilibrata. Ma all’equilibrio per le proposte di gioco statiche ad un certo posto subentra il disequilibrio di manovre offensive che alla Roma restano potenziali e che invece nel Milan sono state decisive in quanto favorite dalle maldestre disposizioni difensive dei giallorossi. Così dopo il vantaggio già raccontato, il Milan ha sfiorato il raddoppio con Pulisic e pure con un tiro-cross di Theo che ha accarezzato il palo, col dubbio di una posizione di fuorigioco di partenza.
Per la Roma è stato Celik l’attaccante più pericoloso e questo definisce bene il primo tempo di Lukaku ed El Shaarawy: il suo tentativo di diagonale su imbeccata di Cristante è stato deviato in calcio d’angolo dall’attento Maignan. Su ogni ripartenza il Milan sapeva però rendersi pericoloso e dopo la mezz’ora prima Giroud, poi due volte Pulisic (la prima con deviazione di Spinazzola, la seconda con un salvataggio di Llorente) hanno avvicinato i rossoneri al raddoppio. E quando l’occasione è capitata a Paredes, il tiro dell’argentino da fuori area è terminato ben al di sopra della traversa della porta difesa da Maignan.
All’intervallo non è rientrato Mancini, ammonito poco prima della fine del tempo per veniale contatto su Giroud, ma Pellegrini, con il conseguente arretramento di Huijsen.
Ma la Roma è sembrata preda come al solito delle paure che la attanagliano al rientro in campo e ancora una volta ha finito con il prendere gol, dopo le solite proteste per via di un fallo non sanzionato su Bove proprio al limite dell’area. E invece dall’altra parte Guida ha fischiato una punizione per un falletto su Leao da cui è nata un’azione che poi è culminata sul raddoppio, con un’altra disposizione dilettantistica della Roma sul cross lungo a trovare Kjaer solo sul secondo palo, con Cristante in qualche modo ostacolato da Pulisic in maniera ritenuta regolamentare sia da Guida sia dal Var Mazzoleni, e palla docile per Giroud che da un metro ha solo appoggiato in rete il 2-0 che ha indirizzato definitivamente la serata. Però a questo punto la Roma ha avuto un sussulto e con Belotti al posto di El Shaarawy la manovra ne ha giovato.
Forse il Milan ha arretrato il suo raggio d’azione pensando di aver ormai chiuso la pratica, ma quasi d’inerzia i giallorossi si sono ritrovati nell’area avversaria, rischiando sempre qualcosa ad ogni palla persa, ma almeno rendendo più efficace la sua manovra. In un’azione costruita da Cristante in verticale per Lukaku, ormai utile solo spalle alla porta e mai disposto ad attaccare l’area guardando il portiere avversario, il belga ha spostato il pallone verso Pellegrini che ha anticipato Calabria e ha subito l’inevitabile calcetto, appena dentro l’area. Rigore ben calciato forte e centrale da Paredes e 2-1. L’inerzia della gara è cambiata all’improvviso, il Milan si è fatto argine e ha dato però l’impressione di poter cedere da un momento all’altro.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco