L’ultimo alibi è stato rimosso. Esonerare José Mourinho è l’ultimo colpo di teatro della famiglia Friedkin, che delle mosse imprevedibili ha fatto la propria cifra stilistica. Come quando lo annunciò nello stupore mondiale nel 2021. Ora che la spirale negativa pareva irreversibile, altro coup de theatre: via Mou, il “colpevole”, dentro Daniele De Rossi, l’unico a cui la piazza incandescente avrebbe dato credito illimitato. Coprendo i limiti della proprietà.
L’arrivo di Mou fu, 3 anni fa, la reazione plastica a una disfatta, la prima della gestione Friedkin: erano passati una manciata di giorni dal 6-2 incassato a Manchester da Paulo Fonseca che precludeva alla Roma la finale di Europa League. Da quel momento è andata sempre così: a ogni critica, papà Friedkin arrivava e metteva sul piatto un sacco con i soldi per stupire con no-mi inattesi.
Oggi li Roma ha pochissimi giocatori vendibili, complici stipendi fuori mercato (Pellegrini, Mancini): Bove e Zalewski possono fruttare qualche milione, forse anche Paredes e Ndicka. In attesa del recupero di Abraham, il più appetibile sul mer-cato. Ma poi? Sei giocatori sono in prestito – Lukaku, Llorente, Azmoun, Kristensen, Huijsen, Sanches – e due in scadenza, Rui Patricio e Spinazzola. Dybala, la stella più luminosa, ha una clausola da appena 13 milioni. Non c’è una squadra.
E nemmeno un ds. Eppure vendere potrebbe servire, visto che i conti sono in caduta libera: i costi della società sono aumentati da 225 a 349 milioni. Sono diminuite le perdite nell’ultimo anno, da 200 a l00 milioni, ma si è impennato il debito che dal 2020 a oggi è raddoppiato: da 229 a 448 milioni. Il patrimonio netto è sempre negativo, ma passato da 242 milioni a 436 milioni. Un profondo rossissimo, nonostante gli 850 milioni complessivi versati dai Friedkin dentro il club (anche se molti sono prestiti).
FONTE: La Repubblica