Due vittorie su due, quinto posto provvisorio in classifica, tanti sorrisi di ottimismo: Daniele De Rossi festeggia a Salerno il buon inizio di percorso, che lo aiuterà a guadagnare autorevolezza e autostima. Ma la Roma deve migliorare molto se vuole immaginarsi all’altezza dell’obiettivo dichiarato, cioè la Champions.
La Salernitana ultima in classifica si è fatta del male da sola, offrendo il solito cadeau da padrona di casa che è costato la quarta sconfitta consecutiva, altrimenti la partita sarebbe forse scivolata via sullo 0-0. Senza che ci fosse nulla da eccepire perché Inzaghi, contro il compagno di trionfi mondiali, ha retto a lungo il confronto. Ora però rischia la panchina, perché alcune scelte e soprattutto i risultati lo condannano.
Alla Roma non bastava il 73,8% di possesso palla perché Dybala era spento e statico, Lukaku non riceveva mai un passaggio fronte alla porta, El Shaarawy e Pellegrini sbattevano costantemente contro i difensori granata, sostenuti nello sforzo da un Arechi meraviglioso. Ma gli allenatori possono preparare qualunque partita: il loro problema è non poter controllare episodi assurdi.
Un uno-due che poteva sembrare definitivo e che invece non ha steso la Salernitana. Semmai ha illuso e distratto la Roma, poco scaltra a capire il privilegio del doppio allungo. Inzaghi è passato al 4-2-3-1 e ha sognato la rincorsa quando Tchaouna ha riscattato l’errore precedente mettendo sulla testa di Kastanos il pallone dell’1-2: male nella circostanza Cristante e Kristensen, che hanno lasciato l’avversario saltare da solo in area.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida