Arriva a Salerno la seconda vittoria consecutiva per Daniele De Rossi alla fine di una partita molto più tirata di quello che si poteva prevedere, al termine di un primo tempo di puro possesso palla senza neanche un tiro in porta (e qualche rischiosa transizione avversaria), con un secondo tempo stappato con un rigore concesso per fallo di mano di Maggiore e trasformato perfettamente da Dybala, con un raddoppio quasi immediato di Pellegrini e poi un finale di pura sofferenza, con il gol di Kastanos a riaccendere le speranze di una generosa Salernitana, una difesa solida anche nello schieramento a 4 (Huijsen è entrato a fare il terzo centrale solo a due minuti dal termine) e una gamba non ancora sufficiente a sostenere le diverse possibili ripartenze. Ma per ora va bene così, ora il quarto posto è a una sola lunghezza anche se mancano ancora i recuperi che non potranno distribuire punti a tutte quelle che ci sperano perché molti saranno scontri diretti.
Nell’impostazione la Roma di Daniele De Rossi ha già assunto quella forma dominante che ti porta a palleggiare nella metà campo avversaria, accompagnata però da una sterilità offensiva preoccupante per via della lentezza del giro palla e della poca fantasia negli spazi intasati. Così alla fine del primo tempo i numeri riconoscevano il possesso palla ai giallorossi di bianco vestiti (70%, con punte persino dell’80%) e però le uniche occasioni sul taccuino erano quelle capitate sui piedi dei ragazzi di Inzaghi nelle tre o quattro ripartenze concesse nei non rari errori di impostazione. Il 433 sulla carta presentato da De Rossi è stato piuttosto un 253 in fase di possesso, dove i 2 sono stati ovviamente Mancini e Llorente, i 5 da destra a sinistra Karsdorp, Bove, Cristante, Pellegrini e Kristensen (non certo a suo agio nell’interpretazione del ruolo tenuto caldo per Angeliño), e i 3 Dybala, Lukaku ed El Shaarawy, con l’argentino a passeggiare per il campo senza mai la possibilità di dare effervescenza ai pochi palloni toccati, il belga come un’anima in pena ad attendere palloni soprattutto spalle alla porta e il Faraone perso nello spazio ristretto di una trequarti intasatissima. Perché Inzaghi aveva studiato bene l’amico campione del mondo, si è risparmiato improduttive pressioni alte, ha atteso l’avversario praticamente nella sua metà campo e ha portato però aggressioni feroci dalla trequarti sin dagli attaccanti, con Simy centravanti di riferimento, due trequartisti bravi a schermare le prime linee di passaggio e a far ripartire con precisione le transizioni come Candreva e il giovanissimo Tchaouna, quattro centrocampisti di passo e palleggio come Sambia, Maggiore, Basic, Bradaric, e tre difensori pronti anche ad appoggiare le ripartenze, ma di sicuro assai attenti a non concedere profondità agli avversari come Pierozzi, Gyomber e Daniliuc. Tante le assenze da una parte e dall’altra ad abbassare le aspettative, ingeneroso a fine gara Inzaghi a non riconoscerle al collega.
La Roma ha chiuso il primo tempo senza mai tirare in porta, con Lukalu schermato da Gyomber nell’unico pallone giocabile in area (17’, verticale interessante di Cristante) e Pellegrini a calciare alto la punizione dal limite concessa da Di Bello per un fallaccio di Pierozzi (giustamente ammonito) su Cristante al 43’. Ha avuto invece le sue occasioni la Salernitana soprattutto a cavallo della mezz’ora, quando l’impostazione della Roma inizialmente più lucida, anche se improduttiva, si è fatta via via più fallosa. Ad impostare erano Mancini e Llorente, con i piedi spesso nella metà campo avversaria: logico che bastava un disimpegno non perfetto a mettere in apprensione De Rossi sempre con le mani in tasca in piedi davanti alla panchina. Tra il 24’ e il 35’ la Salernitana ha intensificato pressioni vincenti e conseguenti conclusioni: ci hanno provato Candreva dopo un tunnel a Bove (fuori), Bradaric ad impegnare Rui Patricio, Tchaouna in ripartenza addosso al portiere, Simy con un destro respinto dalla difesa e ancora Candreva fuori dai pali con un gran destro. Finale nervoso per via di una protesta di Inzaghi (per una ripartenza dei suoi fermata dall’arbitro per un fallo giallorosso nonostante il possesso mantenuto assai promettente), e per i gialli a Pierozzi e Pellegrini (che in scivolata ha falciato Sambia facendo reclamare il rosso a tutto l’Arechi: ma Di Bello ha valutato benissimo il fallo).
Nella ripresa la Roma è partita bene e ha trovato l’episodio che ha messo in discesa la partita: sull’unico calcio d’angolo tirato in tutta la partita la palla è arrivata dall’altra parte ad El Shaarawy che l’ha crossata intelligentemente verso il secondo palo dove si erano aperti Cristante e Mancini tenuti solo da Maggiore, Bryan ha spizzato la palla che ricadendo ha preso in pieno il braccio troppo aperto del salernitano. Rigore netto che Dybala ha trasformato con la solita sicurezza, attendendo il primo passetto di Ochoa per mandare la palla dalla parte opposta. In vantaggio si sono concretizzate le premesse migliori per la Roma, finalmente libera di lasciare anche qualche possesso agli avversari e pronta magari a ripartire per sfruttare la maggiore qualità negli spazi più larghi. Inzaghi è corso ai ripari inserendo due elementi di grande qualità, il giovane trequartista argentino Martegani e il centrocampista offensivo cipriota Kastanos, variando il modulo dal 3421 al 4141 con Candreva largo a destra. Ma è stata la Roma ad affondare, prima con Dybala che a pallonetto ha trovato El Shaarawy libero davanti a Ochoa (destro parato, ma poi fischio dell’arbitro per la posizione successivamente rilevata di fuorigioco) e poi con il gol che di fatto ha sancito la vittoria: ancora uno sviluppo di qualità negli spazi ora più generosi, controllo di Dybala a sinistra e geniale colpo di tacco a liberare la corsa di Karsdorp in sovrapposizione, con l’olandese che si è preso tutta la profondità possibile e ha poi trovato Pellegrini dalla parte opposta, ignorato da tutti i difensori avversari, attirati più dallo scarico per Lukaku che dall’affondo in orizzontale. (…)
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco