Io Capitano. Detto e scritto con tutto il rispetto per le grandi e tragiche emozioni che ci ha regalato il film di Matteo Garrone. Dunque, nome: Lorenzo; cognome: Pellegrini; soprannome: Lollo; luogo di nascita: Roma; età: ventotto anni da compiere il prossimo giugno quando si disputeranno gli Europei; cuore, testa e pelle: romanisti. Il vero uomo in più di questa Roma griffata De Rossi, un altro che in fatto di romanismo non ha niente da imparare da nessuno. Lo splendido gol con cui ha deciso la più che complicata partita contro il Sassuolo.
Il ragazzo con la maglia numero sette, sta mettendo insieme numeri da protagonista, nove gol totali (due in Europa), cinque da quando il cancello di Trigoria si è riaperto per il Sedici, sei assist (1 in Europa), quattro da quando De Rossi ha preso il posto dello Special One, il tutto grazie al ruolo di centrocampista offensivo a cui è stato restituito, arricchito dalla ritrovata capacità di servire a un compagno il pallone da mettere in rete e da una leadership in-discutibile in campo e fuori, come testimoniato proprio dal tecnico che sa bene cosa voglia dire vestire la fascia di Capitano.
È un’avventura antica e meravigliosa, unica per molti versi. Cominciata con l’unico non romano di questa storia, quel Giacomino Losi scomparso poche settimane fa. E poi proseguita con un signore, in tutti i sensi, come Agostino Di Bartolomei, Peppe Giannini, Francesco Totti, Daniele De Rossi. Consapevole come nessun altro che come Ago nessuno mai, che di Totti ce ne è stato uno, così come di De Rossi, mettendo in campo il suo essere figlio di Roma e della Roma. Non lo sosteniamo noi, ma lo ha detto, a più riprese, il Sedici. Sarà il caso che gli incompetenti e quelli in malafede, si mettano il cuore (se ce l’hanno) in pace.
FONTE: La Repubblica – P. Torri