Non vedeva l’ora di cominciare il suo primo ritiro, da quest’altra parte della barricata. Del resto, una guida era prima e guida è ancora oggi, vestendo nuovi panni, con maggiori responsabilità. Due settimane a Trigoria, tanto lavoro, molti silenzi (la Roma è l’unico club che non ha parlato, non si sono ufficialmente esposti dirigenti e il tecnico stesso) un solo acquisto, Enzo Le Fée (più Buba Sangaré, destinato a crescere nella Primavera e lo svincolato Mathew Ryan).
Tanti sono i giovani della Primavera in campo, per un lavoro quasi da istruttore, come amava definirsi il papà Alberto, che ha guidato per anni la prima squadra del settore giovanile e ora ne è responsabile. La sua Roma del prossimo futuro di giovani ne avrà e magari qualcuno farà il grande salto, ma per ora manca il grosso, mancano quei calciatori di gamba e con fame che Daniele stesso aveva chiesto.
Dopo la giornata di riposo di domani, mercoledì a Trigoria rivedremo qualche volto conosciuto, ovvero tutti quei giallorossi impegnati lo scorso giugno all’Europeo in Germania. E forse qualcosa di più significativo, De Rossi potrà riuscire a mettere in piedi.
Nonostante quella minima – e ovvia – impazienza, in queste due settimane trigoriane, De Rossi ha lavorato come se in campo ci fossero tutti i titolari, le indicazioni rimbalzate via social hanno mostrato un tecnico sempre sul pezzo, mai demoralizzato o demotivato: ha lavorato sulle costruzioni dal basso, sullo scorrimento del pallone, sui due tocchi e ieri anche un consiglio sparso ai suoi «si perde palla? fare fallo; si sbaglia un passaggio? fare fallo».
Idee e principi tutti suoi, che dovranno diventare della Roma. Daniele sicuramente avrebbe voluto qualcosa in più per poter preparare fin da ora i meccanismi di squadra, come del resto già stanno facendo le varie competitor.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni