Con più ombre che luci, nonostante l’insolito sole di Liverpool, si chiude il ritiro inglese della Roma di De Rossi: dopo il rotondo poker rifilato al modesto Barnsley, i giallorossi non vanno “oltre” il pari contro l’Everton, a patto di considerare il risultato come uno dei parametri di valutazione della validità della prova e come unica cartina tornasole dello stato di salute del gruppo romanista. La Roma sta bene in campo nel primo tempo e va in vantaggio meritatamente, nel secondo tempo si ferma e, senza il solito Svilar, avrebbe molto probabilmente salutato l’Inghilterra con un amaro ko.
Il tempo delle formazioni “miste” (tra titolari e riserve) è finito, De Rossi decide quindi di schierare un undici dal forte retrogusto di Cagliari-Roma, se non fosse per l’assenza di Dybala che, a qualche tifoso giallorosso, nonostante gli oltre 30 gradi sulla Capitale, ha quasi regalato qualche linea di febbre, vedendo in lontananza, come un miraggio, cammelli arabi posizionati ai cancelli di Trigoria. La Roma che va in campo vede Svilar tra i pali, Celik, Mancini, Ndicka e Angelino dietro, con Cristante in cabina di regia, coadiuvato da Le Fée e Pellegrini, in avanti Soulé, Dovbyk e Zalewski.
Dopo appena cinque minuti una palla illuminante di Cristante mette in porta Dovbyk: due tocchi per indirizzare il possesso ma il tocco mancino del bomber ucraino non trova lo specchio della porta. Al 18’ altra bella combinazione in mediana, con Le Féè, nel vertice alto dell’area di rigore, che pesca sempre Dovbyk, ma il destro aperto non trova, ancora una volta, il bersaglio grosso.
Dopo circa 25 minuti, dopo aver preso un po’ le misure all’ostico Mykolenko, sale in cattedra Soulé: tanti i palloni toccati, tante le intuizioni interessanti ma, senza dubbio, l’acuto più importante si registra al 39’, quando segue l’inserimento di Pellegrini con un lancio al bacio, il capitano addomestica il pallone quasi sgonfiandolo e, senza neanche guardare, calcia e batte Pickford spedendo il pallone all’angolino basso alla destra del portiere inglese. Vantaggio sostanzialmente meritato per la Roma capace di creare più pericoli e di controllare bene le poche folate offensive degli uomini di Dyche. (…)
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FONTE: Il Romanista – A. Di Carlo