Coraggio, Soulé. Chiamale se vuoi, occasioni. «Sta crescendo, arriverà il suo momento» ha detto Juric pochi giorni fa. Eccoci. Su, lé. Il percorso nella Roma è appena cominciato, il salto dallo smalto di una gioventù ambiziosa al dovere di assecondare le aspettative è stato enorme, ora però tocca a lui. Ed è curioso che sia proprio l’allenatore che lo ha valorizzato, Eusebio di Francesco, a tastarne i progressi in termini di maturità e personalità. Nella scorsa stagione, insieme, si sono divertiti a lungo a Frosinone per poi piangere per la dolorosa retrocessione. Domani all’Olimpico, dove Di Francesco riceverà i meritati applausi dell’ex che ha raggiunto una storica semifinale di Champions, soltanto uno dei due uscirà soddisfatto.
Juric naturalmente spera che sia Soulé a gioire, libero per una volta dalla pressione di essere alternativo a Dybala. Tra le tante difficoltà di adattamento, nel processo di crescita di un ragazzo che ha soltanto un anno in più di Niccolò Pisilli, il dualismo con un campione ingombrante è stato l’elemento che gli ha tolto la leggerezza. Soulé gioca un calcio allegro, creativo, per certi versi primordiale: dribbling secco e via, verso un’altra sfida, verso un’altra impresa.
Se si autolimita, se si infligge la pena della censura tecnica, perde efficacia. Giovedì contro l’Athletic in verità ha fatto l’opposto: essendosi reso conto che l’altro mancino Baldanzi lo aveva scavalcato nelle gerarchie interne, ha cercato di strafare. Come nell’azione del possibile 2-0, in cui era stato svelto a sfruttare lo scivolone di Aitor Paredes (prima peccatore, poi giustiziere) ma non è stato abbastanza lucido da gestire il pallone, allargandosi troppo senza riuscire a sferrare un colpo pericoloso.
E’ logico che un frutto sul quale la Roma ha investito una trentina di milioni, per giunta comprandolo nell’orto della Juventus, debba essere più succoso di quanto abbia fatto assaggiare finora. Ma Soulé può prendere esempio proprio da Baldanzi, che è del 2003 come lui.
Da gennaio, quando arrivò dall’Empoli, a maggio, quando si è conclusa la prima stagione in un grande club, Tommasino è stato molto deludente. Dall’inizio di questo campionato invece è un altro giocatore, al di là del primo gol segnato contro l’Udinese. Rinfrancato anche dalla tripletta con l’Under 21, sembra aver acquisito le conoscenze e la freddezza che servono per competere ad alti livelli. Contro il Venezia la coppia di ventunenni giocherà dall’inizio. Chissà che non si facciano forza a vicenda: oggi ne avrebbe più bisogno Soulé di Baldanzi.
Anche Juric sta lavorando per mettere in condizione il nuovo acquisto di essere produttivo: ha chiarito di vederlo solo trequartista nel suo 3-4-2-1, non certo esterno a tutta fascia come ha giocato per uno spezzone di partita contro l’Empoli, con De Rossi. Senza rinunciare al sacrificio difensivo, Soulé deve giocare comunque il più vicino alla porta avversaria per essere se stesso. Anche con un dribbling in meno.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida