Che tipi di cambiamenti ha in testa? “C’è stato un crollo emotivo, dal mio punto di vista rivedendo le immagini. Penso che dopo 40 giorni di un buon lavoro, mi aspettavo grandi passi in avanti, invce è successo proprio un crollo totale. Questo può essere anche una svolta in positivo, quando succede è meglio perdere così che perdere 1-0 e nascondere qualche problema che cova già da tempo. Se raccogliamo bene tutto quello che è successo può essere una volta, come è successo con il Milan quando prese cinque gol contro l’Atalanta con Pioli. Anche lui disse che hanno capito le cose e hanno cominciato a lavorare in direzione giusta”.
Come si prepara la sfida col Torino? “Il Torino penso ormai sia consolidato, penso che abbiamo fatto un bel lavoro là tre anni, Vanoli adesso sta facendo di nuovo bene, ci sono tanti giocatori cresciuti che stanno bene, che hanno fatto bene e stanno facendo un buon campionato. La squadra è di valore, di idee, bisogna stare molto attenti su tutti i particolari, sia tatticamente, soprattutto noi secondo me a livello emotivo bisogna essere preparati”.
Lei percepisce questa strana atmosfera da ultima spiaggia come se fosse la sua ultima possibilità di meritarsi la Roma? Tre anni fa al suo posto c’era José Mourinho, dopo la sconfitta contro il Bodo lui non convocò quattro giocatori che restarono fuori rosa, alcuni definitivamente. E’ quello lo stile che si può adottare, cambiare e rivoluzionare tutto? “Alla prima domanda non ci penso proprio, mi fate queste domande ciclicamente perciò non mi preoccupo, faccio il mio lavoro e poi quel che succede succede. Penso che la rosa della Roma non può permettersi esclusioni, anzi bisogna portare tutti dentro il più possibile, capire il significato della maglia, del posto e di quello che bisogna fare. Non escludere, ma far presente cosa bisogna fare in questo momento”.
Questo gruppo lo sente convinto del progetto tecnico della Roma? Quello che ha visto può influire sulle scelte di formazione? “Sono stati giorni di litigi pesanti, meglio che sia successo ancora presto che è uscito fuori tutto quello che si era accomulato. Penso che questi due giorni sia con i litigi sia che con le discussioni abbiamo indirazzato la barca, almeno a livello di pensiero di quello che bisogna fare, quello che devo fare io, quello che deve fare squadra, su cosa deve essere concentrata e tutto il resto. In quel senso, anche il mio carattere preferisce questa certezza, questo scontro, le cose, per andare a testa alta, pulita, bella, invece di chiacchiere da dietro, mettiamola così. Sulla formazioni cercherò di mettere la miglior squadra possibile su campo, pensando a come vincere la partita. Per me è tutto chiuso, 0-0, si riparte alla grande, ieri li ho visti giusti, convinti, è questo. Meglio così che perdere 1-0 e continuare questo tram tram, è un momento veramente importante per tutti quanti”.
Pensa che i calciatori abbiano qualcosa, magari contro di lei, contro De Rossi? Cosa c’è, oppure perché volevano un altro allenatore? Cosa c’è di accumulato? “No, ripeto, ho detto che c’erano litigi, scontri, però tutte le cose rimangono tra di noi. Assolutamente non ne voglio parlare di questo”.
Vi siete guardati negli occhi? Che Che verità vi siete detti? “Ci siamo detti la verità, magari all’inizio in modo violento ma poi più ragionevole. Il mio punto di vista è che io sono l’allenatore e devo allenare e concentrarmi sul lavoro di allenatore e preparare la squadra, il medico deve prendersi cura dei giocatori e tutto il resto. Il giocatore deve giocare, per me è molto semplice, arrivo alla partita e gioco, non penso ad altro, devo pensare a come stopparla, la posizione del corpo, così come io devo pensare a come far giocare la squadra il meglio possibile. Ognuno di noi qua ha un lavoro preciso e deve occuparsi di questo, non di altre cose, la definizione dei ruoli è importantissima secondo me, ognuno deve fare il suo e concentrarsi su quello su cui può incidere”.
Sono emerse diverse vedute tattiche coi calciatori? “In sette partite si è parlato tanto del modo di giocare, ma in queste sette partite abbiamo subito solo cinque gol. Se faccio un paragone con il Torino, l’anno scorso il Torino, giocando in questo modo, ha subito 36 gol, mentre la Roma ne ha presi 46 giocando in modo diverso. Per me sono solo scuse: se i giocatori non sono convinti, possono tranquillamente dirmelo, e io me ne vado. Ma non è così. Sono convinti e vogliono fare bene, analizzando gli errori fatti a Firenze e cercando di migliorare, perché questo sistema di gioco porta molti benefici. Hanno tutte le qualità per riuscire sia nella fase di possesso sia in quella di non possesso, quindi non vedo nessun tipo di problema”.
Ha sentito i Friedkin in questi giorni? “Sì, con il presidente ci siamo sentiti e abbiamo parlato di tutto in modo positivo, secondo me. Queste sono tutte cose che rischiano di distogliere l’attenzione dal campo. Rimango della mia idea: io devo allenare, il medico deve prendersi cura dei giocatori, e i giocatori devono giocare. Come ho detto il primo giorno, arrivando qui e vedendo tutta l’organizzazione e ciò che c’è intorno, non noto alcuna mancanza. Preferisco così: prendere decisioni, avere la responsabilità data dalla società – a me, al direttore, ai giocatori – per fare il nostro lavoro. Dobbiamo ottenere risultati, e tutto il resto è solo una distrazione. Ognuno deve fare il proprio compito, lavorando sodo e con grande umiltà. Credo che questa sia la giusta cura per uscire da situazioni difficili. Dopo una sconfitta, si chiariscono bene le cose, e questa è la mia visione”.