Per una volta nessuna conferenza prepartita, eppure l’eco delle parole di Gasperini risuona forte e chiara. Non da un giorno, ma dai 145 trascorsi fra il suo arrivo ufficiale nella Capitale e la gara contro il Parma. Il primato in classifica dopo otto giornate (a distanza di un decennio dall’ultima volta) è figlio legittimo tanto delle indubbie capacità sul campo, quanto della lucidità espositiva. Pubblica e – bisogna presumere – anche e soprattutto al chiuso dello spogliatoio. Dove la trasmissione del valore del lavoro deve essere stata necessariamente recepita, dopo essere stata apprezzata perché immune da pregiudizi. E dove si cominciano ad assimilare i dettami tattici e a credere nelle potenzialità di una rosa non perfetta, migliorabile (…), ma in vetta con pieno merito (fra en plein di vittorie in trasferta e difesa meno battuta d’Europa).
L’ambizione di Gian Piero è palese fin dal suo insediamento sulla panchina giallorossa: «Ho scelto la Roma perché è una grande sfida, l’adrenalina di cui ho bisogno». E fa rima con convinzione, avvalorata dai risultati più che dai proclami: «Non ci danno credito, ma noi intanto cresciamo», afferma orgogliosamente dopo la vittoria a Firenze che regala alla squadra la prima sosta da capolista. Concetto ribadito pochi giorni fa, nel post-gara col Sassuolo. Espresso in forma differente ma con uguale sostanza anche in precedenza, a proposito di un possibile obiettivo quarto posto: «Nessuno parla più di Scudetto, solo di qualificazione in Champions perché porta tanti soldi. Ma i miei obiettivi sono tecnici, non finanziari». Musica per le orecchie dei romanisti. (…)
E sul caso Pellegrini, trascinato per tutta l’estate, alla vigilia dell’esordio in campionato il tecnico non le manda a dire: «La società non vuole prolungargli il contratto, ma lui ha bisogno di giocare». Lorenzo alla fine resta e viene rilanciato nel derby, in cui risponde alla grande risolvendolo ancora una volta. E oggi, pur depauperato della fascia assegnata con i criteri gasperiniani (sul braccio del giocatore con più presenze, nel caso specifico Cristante), il numero 7 è tornato a essere una risorsa importante. Incassando a più riprese gli attestati di stima dell’allenatore. Gian Piero dimostra ancora una volta di non avere preclusioni. Nei confronti di nessuno: dopo essere stato in lista di partenza per tutto il mercato, Hermoso parte titolare giocando anche bene. Celik sembra rinato. Baldanzi, a un passo dal Verona a fine sessione ed escluso dalla lista Uefa, trova i suoi spazi. Lo stesso Dovbyk, (…), supera nelle gerarchie iniziali Ferguson.
Sono proprio i due centravanti le note dolenti di un avvio sopra le aspettative. Eppure Gasperini li pungola, li stimola, dosa bastone e carota con entrambi, pur di recuperarli alla causa. «Lavoro con tutti, ma davanti devo trovare soluzioni». Dopo una convincente preseason, l’irlandese resta ai margini. «Deve dare risposte sul campo – spiega l’allenatore prima della trasferta a Reggio Emilia – al momento stanno mancando in maniera evidente. In settimana l’ho visto fare il primo allenamento giusto, l’unica soluzione è il lavoro». In quest’ultima frase è condensata gran parte della dottrina gasperiniana, che non fa sconti a nessuno ma a nessuno chiude le porte in faccia. (…)
Quando Dybala spiega il ko interno con il Viktoria Plzen con un sommesso «siamo entrati in campo mosci», Gasp tuona: «Non ne voglio nemmeno sentir parlare». Tre giorni dopo la Roma vince e convince contro il Sassuolo: la prestazione della Joya è sontuosa, coronata dal gol decisivo e vale la vetta. Le regole sono semplici ma ferree: si spinge forte in allenamento, gioca chi risponde meglio alle sollecitazioni tattiche e fisiche, esce chi è fuori forma. Senza sconti, ma sempre con la possibilità di rientrare. Anche perché Gian Piero è stuzzicato dalle sfide. Perfino da quelle che appaiono impossibili a un primo superficiale sguardo. Non a chi ha assestato l’Atalanta nel gotha del calcio. (…)
FONTE: Il Romanista – F. Pastore











