L’Autorità Nazionale Anticorruzione è pronta a scendere sul campo del nuovo stadio della Roma. Quello sul quale è chiamato ad esprimere un parere Raffaele Cantone è un vero e proprio campo minato dagli equilibri assai pre cari. L’esposto, arrivato negli uffici dell’Anac, è stato presentato dal Codacons che ha chiesto di esprimere un giudizio sul parere dell’avvocatura che portò lo scorso febbraio il Campidoglio ad appoggiare la realizzazione del nuovo stadio della Roma in modo da evitare una pesante causa risarcitoria da parte dei proponenti. Ad oggi di certo c’è che l’Anac sarà chiamata ad esprimersi sui dubbi mossi dal Codacons e per farlo dovrà avviare un’attività di vigilanza che comporta l’acquisizione di documenti e audizione di tutti coloro che hanno preso parte alla stesura del progetto: dalla volontà politica agli uffici tecnici. Non è escluso, qualora Cantone decidesse di andare a fondo, che già dalle prossime settimane possano essere chiamati in audizione big del Campidoglio. La vicenda nasce a fine gennaio. Virginia Raggi deve affrontare il problema dello stadio con Paolo Berdini, allora assessore all’Urbanistica, schierato mediaticamente su posizioni oltranziste per il «no» ma che, amministrativamente, ondeggia. Dall’altro lato, la crisi Marra si è appena abbattuta sul Campidoglio: è forse l’ora più buia per la giunta a 5 Stelle. In Consiglio, i fautori del «cancelliamo tutto» sembrano guadagnare terreno. E il rischio, co me la stessa Raggi scrive su Facebook il 15 febbraio, è quello della causa milionaria con la Roma («essendo entrati in corsa, ci siamo trovati un iter già avanzato e quasi a conclusione che, in altre parole, significa: causa multimilionaria all’orizzonte»).
Mentre Berdini si affossa da solo con l’improvvisa intervista a La Stampa uscendo mestamente di scena, il problema è quello di trovare la giusta leva per portare la Roma e Parnasi a sedersi al tavolo delle trattative per trovare un accordo nuovo. Per questo, aggirando la scala gerarchica dell’Avvocatura capitolina, il sindaco richiede un nuovo parere su tutta la vicenda. Ne erano già stati richiesti due: uno a fine novembre che ribadiva la necessità di una fortissima motivazione tecnico-giuridica per cassare la delibera ed evitare il rischio di essere trascinati in tribunale e perdere e l’altro, sollecitato da Berdini e prodotto proprio il giorno delle sue dimissioni, in cui si confermava nella sostanza il parere di novembre. La Raggi, quindi, ne chiede un terzo.
In via riservata e confidenziale al capo dell’Avvocatura, Carlo Sportelli, esperto di diritto del lavoro, nominato dalla Raggi a novembre in sostituzione di Rodolfo Murra, alla guida dell’Avvocatura sotto Marino e autore dei due pareri precedenti. E, insieme a Sportelli, lo chiede ad Andrea Magnanelli, già capo Avvocatura con Alemanno. I due producono un nuovo parere in cui si esprimerebbero dubbi circa alcuni passaggi di legittimità sulla società che controlla la As Roma (società del Delawere i cui soci sono coperti dal segreto) più alcuni elementi di dubbio sul pubblico interesse. Il parere viene stampato in un’unica copia e consegnato direttamente alla Raggi. E nessuno, fuorché lei, l’ha letto. Anche se Andrea De Priamo, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, c’ha provato, chiedendolo all’Avvocatura e venendo «rimbalzato» da lì all’ufficio del sindaco.