«La rivoluzione non è un pranzo di gala», diceva Mao Tze Tung. Proprio vero, e non ditelo alla Roma che – tra mercato e dirigenza – ogni anno è costretta a ricominciare. Per questo la cessione di Radja Nainggolan non poteva essere una trattativa in punta di forchetta, soprattutto quando in Cina le regole del gioco calcistico possono cambiare con un tratto di penna. Tra luxury tax e nuove disposizioni del Partito, il mercato di Inter e Roma all’improvviso si è fatto in salita e così – salvo colpi di scena – difficilmente il centrocampista andrà via a gennaio, rimanendo peraltro nel guado tra la soddisfazione (a Roma sta benissimo) e la malinconia (a Guangzhou avrebbe guadagnato circa 12 milioni).
LA TRATTATIVA – Al netto di richieste ufficiali, che nel mercato arrivano quando tutto è stato definito, venerdì sera Nainggolan era virtualmente ceduto all’Evergrande. I dirigenti della Roma infatti, appena sbarcati a Londra dopo il vertice col presidente Pallotta, avevano appuntamento a Trigoria con il rappresentante del club cinese e gli intermediari dell’affare, anche se il fronte avvocatizio non era al completo. Le linee di massima però erano state impostate, con la Roma che avrebbe guadagnato oltre 50 milioni e l’Evergrande che – causa luxury tax – avrebbe pagato circa 94 milioni, ovvero 50, più 44 di tassa, con 6 milioni di franchigia. La formula scelta, tra l’altro, sarebbe stata il prestito (da 6 milioni) con obbligo di riscatto che avrebbe soddisfatto tutti. Il giorno dopo, poi, ci sarebbe stato un appuntamento in zona Firenze per definire i dettagli sulle tecnicalità delle operazioni, e su questo fronte c’era stata anche una telefonata di Franco Baldini, consulente di Pallotta per il mercato. Non basta. Dopo che Fabio Cannavaro aveva già nei giorni scorsi parlato con Di Francesco del belga, c’era stata anche la telefonata col giocatore, che aveva dato il suo assenso al trasferimento, tant’è che lo stesso belga aveva poi chiamato una serie di persone del calcio italiano legate alla Cina per chiedere informazioni, venendo rassicurato al massimo.
EMERSON E STROOTMAN – Ma il colpo di scena era dietro l’angolo e lo abbiamo raccontato. Adesso però il cerino torna nelle mani del d.s. Monchi che – pur convinto della bontà di una rosa da Champions – deve provare ad operare a gennaio tenendo conto delle difficoltà di bilancio. Fermo restando la trattativa per la cessione di Bruno Peres, la Roma resta disponibile ad ascoltare tutte le offerte (compreso Nainggolan), anche se tra i big preferirebbe cedere il deludente Strootman. In realtà, però, quello che si muove riguarda Emerson che, ad otto mesi dal suo infortunio, fatica a trovare spazio, chiuso da Kolarov. E allora, nonostante l’interesse della Juventus, i giallorossi stanno provando a cedere il brasiliano in Premier League, col Liverpool in pole. Prezzo fissato: 25 milioni.
CORICE DARMIAN – L’addio di almeno un esterno spalancherebbe le porte all’arrivo di un sostituto: il preferito resta Darmian. La cessione di Nainggolan – o comunque quella di un centrocampista – convincerebbe Monchi ad affondare per il croato Ante Coric, della Dinamo Zagabria. Rimandando a giugno gli assalti per Seri (Nizza, extracomunitario e dunque non avvicinabile ora) e Barella. Obiettivi che costano, anche se in Europa la tassa si paga solo sul talento.