«Alisson Airlines» pronta al decollo. La battuta, postata su una foto che ritrae il portiere giallorosso volare da un palo all’altro intercettando in modo spettacolare un pallone, non è di un tifoso giallorosso ma di Thomas Strakosha, numero uno della Lazio. Sì, proprio del dirimpettaio biancoceleste. Un complimento che arrivando da un collega e vista la rivalità cittadina, vale doppio. Alisson ringrazia e continua a stupire. Anche chi, come Skorupski, poteva diventare in caso di qualche difficoltà iniziale palesata dal brasiliano un potenziale avversario in casa: «Quando l’ho visto in ritiro non mi sembrava così bravo. E invece lo è». Quello del portiere polacco è il pensiero di molti, media inclusi. Alisson doveva non far rimpiangere Szczesny e ci sta riuscendo. Se è vero che la stagione è appena iniziata e forse è presto per stilare giudizi definitivi, sia in positivo che in negativo, alcune prestazioni dell’ex Internacional hanno già convinto. Su tutte quella contro l’Atletico Madrid, ma non solo. A Milano è stato chiamato in causa una sola volta su Bonucci e ha risposto bene, facendo sembrare facile quello che facile non era. Era accaduto anche in vittorie larghe, leggi Udinese, dove prima di subire il gol al 90′ per un errore di Moreno, il portiere aveva provveduto a realizzare almeno due parate molto belle. Merito del lavoro quotidiano e della professionalità di un ragazzo che da giovane, più volte, ha rifiutato numerose offerte da parte di agenzie di moda che lo invitavano a sfilare.
Occhi azzurri, fisico da nuotatore (193 centimetri), o goleiro muso’ ha invece detto no. Il cuore del portierone è tutto per il calcio e soprattutto per Natalia Loewe, conosciuta grazie ad un amico a Porto Alegre e divenuta sua moglie e madre di Helena. Proprio la vicinanza della famiglia lo ha aiutato a superare la passata stagione. Per un numero uno è difficile vedere gli altri giocare. Ma anche in questo caso, Alisson si è dimostrato un professionista esemplare. Ma se la Roma avesse confermato Szczesny, il ragazzo sarebbe andato a giocare altrove. Tuttavia, appena Monchi è arrivato, lo ha rassicurato: «Il titolare sei tu». E lui non ha deluso le attese, mettendosi alle spalle critiche e diffidenze. È un perfezionista e sa per primo che, nonostante i miglioramenti già evidenti, deve ancora fare un passo in avanti nel gioco con i piedi. Un paradosso per un brasiliano ma la vita di Alisson è caratterizzata da singolarità. Basti pensare che il ragazzo dal sorriso gentile ha tolto il posto da titolare nell’Internacional al fratello Muriel, ora al Belenenses. Oppure che normalmente la Seleçao è un punto d’arrivo. Per lui invece è stata un punto di partenza che gli ha permesso di diventare il titolare della Roma.
IL NOME – Anche il nome sulla maglia, Becker, merita un capitolo a parte. Becker è un nome tedesco, come tedesche sono le origini di Alisson. Porto Alegre, infatti, capitale dello stato Rio Grande do Sul, fu fondata con il nome di Porto dos Casais nel 1742 da coloni provenienti dalle Isole Azzorre, per poi iniziare ad essere popolata soprattutto da immigrati tedeschi nel 1800. Gli antenati di Alisson, nato a Novo Hamburgo (nome che dice tutto) arrivarono proprio dalla Germania. Radici delle quali va fiero e che la Roma ha cercato di utilizzare per farlo diventare comunitario, al momento senza risultati. Con lo 0-0 del Brasile in Ecuador l’altra sera, è arrivato a mantenere la porta inviolata per la sesta volta in stagione. Anche grazie alle sue parate, la Roma ha la seconda miglior difesa del campionato e in Champions, quel pareggio racimolato contro l’Atletico Madrid, porta la sua firma. Nove parate, non una in meno, che gli sono valse la menzione della formazione settimanale della Champions e la fiducia della gente. Alisson ringrazia. Pronto a stupire nuovamente. Magari, aspettando il Napoli, già mercoledì notte contro il Cile.