La zona Champions, da domenica al 20 maggio, va conquistata all’Olimpico. La Roma, senza perdere tempo dietro a tabelle o previsioni, dovrà migliorare il suo rendimento davanti al proprio pubblico per conquistare l’obiettivo minimo stagionale, cioè il 4° o meglio ancora il 3° posto. Il Benevento ultimo, 11 sconfitte negli 11 viaggi di questo torneo, sembra capitare a proposito per ricominciare a vincere in casa: l’ultimo successo è quello del 16 dicembre contro il Cagliari. Sono passati quasi 2 mesi e i 2 ko interni di fila contro l’Atalanta e la Sampdoria, all’inizio del 2018, hanno certificato lo scivolamento dei giallorossi al 5° posto.
ANDAMENTO LENTO – La Roma, solo 1 punto nelle ultime 3 gare casalinghe, ha dunque rallentato qui nella Capitale. Dove, in 12 match, ha conquistato la metà dei suoi 44 punti in classifica: 22 su 36 disponibili. Pochissimi. Anche perché la media di 1,8 a partita non basta per partecipare alla prossima edizione della Champions. Sul raccolto insufficiente incidono i 4 ko interni (solo 1, invece, in trasferta e contro la Juve). All’Olimpico i giallorossi, tanto per confermare l’attuale rendimento negativo in casa, sono caduti anche il 20 dicembre contro il Torino per l’eliminazione dalla Coppa Italia già agli ottavi. È, dunque, il momento della svolta obbligata, domenica sera contro il Benevento. Che in trasferta, oltre a non aver mai vinto, ha segnato solo 3 gol: dopo aver fatto centro contro la Sampdoria (1° turno), e contro il Cagliari (10°), si è fermato alla rete di Ciciretti a Szczesny, il 5 novembre a Torino (12°), cioè più di 3mesi fa.
MIRA SBALLATA – Non è che però la Roma, in casa come fuori, si possa vantare della sua efficacia. Di Francesco ha preso atto da più di 2 mesi che creare non fa rima con concretizzare. Nessuna squadra della serie A ha concluso verso lo specchio della porta quanto quella giallorossa: 413 tiri. Ma i 33 gol segnati certificano le lacune dei finalizzatori che si esercitano invano a Trigoria: la percentuale realizzativa è misera (8%). Da questi dati è nata la virata dell’allenatore che, domenica scorsa al Bentegodi, ha deciso di passare dal 4-3-3 al 4-2-3-1. La modifica è servita per coinvolgere più giocatori nella fase offensiva, per avvicinarli all’area avversaria e soprattutto a Dzeko che spesso ha cercato invano la presenza dei compagni accanto a sè. Così, nonostante Nainggolan e Pellegrini siano squalificati, sta insistendo sul sistema di gioco che prevede il rombo offensivo: con Defrel trequartista dietro al centravanti, Under a destra per il 4° match di fila da titolare e Perotti a sinistra nella staffetta più o meno annunciata con El Shaarawy.
TANDEM INEDITO – La verifica di questi giorni, però, è mirata alla coppia di mediani, con Gerson, unico ricambio rimasto a disposizione per completare il reparto, accanto a Strootman. Ad aiutarli nell’impostazione ci sarà Fazio (come contro il Verona): da difensore, però. Di Francesco non pensa a far giocare, almeno dall’inizio, l’argentino da regista, soluzione che potrebbe scegliere in corsa, per tornare al 4-3-3 (4-1-4-1). In quel ruolo il tecnico aspetta il ritorno di De Rossi che, però, continua a lavorare a parte. Non è sicuro che oggi il capitano rientri in gruppo, rischiando quindi di saltare il 5° match consecutivo. Con Gonalons ancora out, è probabile la convocazione di Marcucci (classe 1999), play della Primavera. L’alternativa è Riccardi (2001), mezzala sempre di De Rossi sr.