L’Italia, presentandosi nella Nations League dopo il flop mondiale, fa solo un piccolo passo in avanti. Pari in rimonta a Bologna contro la Polonia (1-1), sfruttando il rigore trasformato da Jorginho, uno dei due tiri della Nazionale nello specchio della porta di Fabianski. Ecco il limite degli azzurri. Impotenti fino all’ingresso di Chiesa. Mancini insiste, invece, su Balotelli che attualmente non è nemmeno convocabile.
CENTRAVANTI REGALATO – Il ct passa il primo tempo a discutere platealmente con SuperMario. Dalla panchina spiega all’attaccante quali sono i movimenti da fare per ricevere palla dai compagni. C’è poco da urlare o da gesticolare. Balotelli è piantato sulla trequarti. Non si muove, è sovrappeso e quindi inutile. Si vede che è in ritardo, avendo giocato appena 76 minuti. L’Italia, insomma, è come se giocasse in inferiorità numerica. Ad inizio stagione, quando la condizione atletica generale è ancora approssimativa, diventa pericoloso regalare un uomo. Non si capisce, insomma, come mai Mancini abbia ignorato Belotti e Immobile che fisicamente stanno meglio. SuperMario resterà in campo per un’ora (e 1 minuto). Lentamente, tra i fischi del Dall’Ara, se ne torna in panchina.
ALTO PROFILO – Balotelli frena l’Italia che cerca, con coraggio e intraprendenza, di essere comunque propositiva. Anche Lewandowski pesa sulla Polonia. Ma in modo diverso dal collega vestito d’azzurro. Il centravanti vero di questo match, e non solo, è lui. Il 4-4-1-1 di Brzeczek è la sintesi della sua classe e della sua personalità. L’assist per il vantaggio di Zielinski è suo, con pennellata da sinistra, sul finire del primo tempo. Iniziato con un altro tocco smarcante per lo stesso compagno, fermato sul più bello dalla manona di Donnarumma, bravo poi sulla girata di Krychowiak.
SENZA EFFICACIA – L’Italia fatica, cioè suda, per restare in partita. Occupa spesso la metà campo avversaria, ma paga l’inesperienza. E anche il momento: gli azzurri hanno pochi minuti nelle gambe. La Polonia ne approfitta. Aspetta e riparte. Davanti al presidente Boniek, il nuovo ct si fa subito apprezzare. Anche se in meno di 180 secondi è una doppia gaffe azzurra a cambiare la storia del match: Bernardeschi, su palla recuperata da Gagliardini, conclude largo, pappandosi l’unica chance della Nazionale prima dell’intervallo; Jorginho, al limite dell’area, regala il pallone a Klich che inizia l’azione del gol di Zielinski. Il 4-3-3 di Mancini incuriosisce, ma non decolla. Gagliardini ha più gamba di Pellegrini che, a corto di fiato, lascia la ripresa a Bonaventura. Zappacosta e il debuttante Biraghi spingono sui lati. Dietro, però, non difendono come dovrebbero, soprattutto Biraghi. Gli esterni alti, invece, non calciano mai in porta: meglio comunque Bernardeschi, per la continuità, di Insigne.
SVOLTA A SINISTRA – I 3 cambi di Mancini aiutano l’Italia a risollevarsi. Bonaventura porta dinamismo e Belotti profondità. Ma la differenza viene dall’ultima sostituzione: Chiesa, a sinistra, per Insigne. Questione di ritmo. Che ora è più alto: la Polonia barcolla. Chiesa fa il 1° tiro nello specchio degli azzurri (minuto 28 della ripresa!!!) e subito dopo conquista il rigore del pari. Blaszczykowki prende la palla, anche se poi va stendere da dietro l’attaccante. Jorginho trasforma il rigore: riscatto parziale. Come quello della Nazionale. Che da più di un anno non vince un match da 3 punti: 1-0 contro Israele, il 5 settembre del 2017, gol di Immobile, rimasto in panchina.