Qualificazione o terzo posto. Ottavi di finale di Champions o sedicesimi di Europa League. Dentro o fuori. Si decide tutto con gli azeri del Qarabag, allo stadio Olimpico, alla sesta giornata del girone C della massima competizione europea per club. Stavolta non si può tornare indietro, né sperare in un turno successivo. Per qualificarsi alla fase successiva, la Roma ha bisogno di vincere per non badare al risultato di Chelsea-Atletico Madrid. Tre punti e sarà dentro le migliori sedici d’Europa. Poi, se da prima o da seconda lo deciderà anche l’esito della sfida dello Stamford Bridge. A quel punto sarebbe un dettaglio perché al momento del sorteggio di agosto tutti (o quasi) vedevano i giallorossi terzi alle spalle degli inglesi e spagnoli. Si vedrà. Come detto, sarà decisivo e risolutivo questo matchday. Non è la prima volta che la formazione capitolina arriva all’ultima gara utile per indirizzare il proprio destino. In passato – con la nuova formula della Champions League, che la Roma frequenta in pianta più o meno stabile dal 2001 – è capitato già in sei occasioni di decidere le sorti della qualificazione alla gara numero 6. E in cinque di queste ha ottenuto il pass al turno successivo, mentre in una è stata retrocessa in Europa League. Dunque, la tradizione e i numeri sembrano stare dalla parte giusta. Quella romanista. Ma andiamo per ordine (cronologico).
Il primo dentro o fuori capita il 12 novembre 2002. Alla squadra di Capello è sufficiente un punto per andare avanti. Si viene dalla leggendaria notte del Bernabeu, Francesco Totti con un gol fa vincere la Roma in casa del Real Madrid. Lì, dove nessuna italiana non riusciva a fare risultato da 35 anni. Comunque, l’impresa non mette ancora al sicuro. Serve almeno un pareggio nella sfida con i greci gialloneri. E il pari arriva, con i gol di Delvecchio e Centero. Tutto secondo i piani. Come pure il 5 dicembre 2006. Aperta parentesi: sarà 5 dicembre pure stavolta con il Qarabag, nell’anno 2017. Chiusa parentesi. Con gli iberici l’obiettivo è un po’ più alto, la Roma di Spalletti ha bisogno di vincere in casa contro il Valencia per gli ottavi. I bianconeri sono già qualificati, quindi non sono costretti alla partita della vita. Vince la Roma con il minimo scarto (1-0), grazie a un gol di Panucci. Si gioca all’Olimpico pure Roma-Bordeaux del 9 dicembre 2008. Pure qui serve un risultato positivo. E l’Associazione Sportiva della Capitale non delude. 2-0 con reti di Brighi e Totti. C’è dell’altro: con questo successo e con l’incrocio positivo degli altri risultati, la Roma passa da prima arrivando sopra al Chelsea di Terry, Lampard e Drogba. L’8 dicembre 2010, il gruppo allenato da Ranieri pareggia 1-1 in Romania contro il Cluj. Tanto basta per guardare avanti e portarsi a casa la qualificazione. Vanno a segno Borriello e Traoré. L’eccezione che conferma la regola arriva il 10 dicembre 2014.
Alla Roma di Garcia – oltre a vincere – può andare bene pure un pareggio per 0-0 contro il Manchester City di Dzeko e Kolarov (proprio loro). Ha pure il vantaggio del fattore campo da sfruttare e portare a proprio favore. Invece, no. Hanno la meglio i “citizens” allenati da Pellegrini. Decidono Nasri e Zabaleta, retrocedendo l’avversario italiano in Europa League. L’invocato 0-0 arriva, invece, il 9 dicembre 2015. In una sfida interna che sulla carta non sembra proibitiva, contro i bielorussi del Bate Borisov, la terza Roma di Garcia impatta senza segnare, né subire reti. Ma ottiene lo stesso gli ottavi di finale in virtù dell’1-1 tra Bayer Leverkusen e Barcellona. Tuttavia, il pubblico non gradisce e contesta la prestazione dei suoi atleti a suon di fischi. Chissà cosa succederà martedì dopo Roma-Qarabag, intorno alle 22.40. Andrebbe bene anche un epilogo simile a Roma-Bate Borisov. Bel gioco o no, convincenti o meno, l’auspicio è quello di sentire ancora lo speaker dello stadio, Matteo Vespasiani, dire queste poche parole: “La Roma è agli ottavi di Champions League”. Senza più fischi, magari.