La serie A è viva, anzi non stava così bene da anni. La Nazionale rischierà pure di guardare il Mondiale russo dal divano di casa, ma quando gli azzurri rimettono le maglie dei club, diventano attori di un campionato che scoppia di salute. Perché giovane, meno “televisivo”, decisamente più apprezzato dagli stessi che fino a ieri lo criticavano, persino “vincente”. E più ricco, anche se per dichiarare guerra ai signori della Liga o della Premier è ancora presto. Eppure qualcosa è cambiato. Lo sanno con certezza quei 30mila italiani che ogni fine settimana stavano a casa e oggi sono tornati allo stadio: circa 3mila spettatori in più per ogni match, il 15 per cento d’incremento rispetto al campionato scorso. Tifosi che hanno deciso di spegnere la tv per tornare a seguire le squadre del cuore da vicino, visto che a rimetterci finora sono gli ascolti di Sky e Mediaset. Una tendenza avviata già in estate con l’aumento degli abbonamenti: 31mila in più in un anno appena.
Tranquilli, gli stadi sono ancora vecchi e scomodi come un anno fa: forse però sono diventate più belle le partite e si segnano quasi 3 reti in più a settimana. In fondo le squadre hanno speso circa 150 milioni in più per rinforzarsi sul mercato. Euro che non finiscono più solo nel portafogli del sedicente procuratore che promette il colpo dell’estate. Ma pure nella ricerca di giovani. Di valore, se gli allenatori iniziano a puntarci. Le nostre squadre credono nei ragazzi più di inglesi e spagnole: 65 giovanotti – massimo ventunenni – hanno già assaggiato il campo, 40 di loro per almeno 90 minuti. E sedici hanno già segnato un gol: persino il sedicenne del Genoa Pietro Pellegri, il più giovane nei primi 5 campionati d’Europa non solo a trovare la rete, ma pure a scendere in campo. Insomma: l’ostracismo verso i nostri ragazzi è un ricordo. E qualcuno ha scoperto che i risultati arrivano comunque, visto che in Europa i club italiani si sono ripresi il 3° posto nel ranking. Soltanto pochi mesi fa sembrava in discussione persino il quarto che garantirà dal prossimo anno di iscrivere 4 squadre in Champions. Pareva messo in discussione da francesi o russe. E invece siamo noi ad aver superato la Germania, sette anni dopo il sorpasso tedesco. Va addirittura meglio la classifica stagionale in base ai punti nelle coppe europee: italiane seconde, dietro soltanto all’Inghilterra e davanti ai colossi spagnoli.
Tutto vero. Merito pure di bilanci improvvisamente più rotondi: aumentano le spese ma anche i ricavi delle nostre squadre (circa 200 milioni l’incremento in un anno). Soprattutto ritornano gli sponsor, che hanno gonfiato di una sessantina di milioni i ricavi commerciali della serie A. All’estero se ne sono accorti e hanno sborsato 371 milioni per prendersi le partite dei prossimi tre anni. E pazienza per quegli stadi vecchi e la Nazionale di Ventura che ancora non va.