C’è una storia che nessuno (o forse solo qualcuno) vi racconterà mai. Una storia fatta di diluvi universali, inondazioni, devastazione, corruzione. Una storia che riguarda lo stadio della Roma. La storia che nessuno (o forse solo qualcuno) vi racconterà è quella di un impianto che prima ancora di nascere si scontra quotidianamente con dicerie, maldicenze, vere e proprie menzogne, più o meno create ad arte, che rischiano, e hanno continuamente rischiato, di comprometterne la realizzazione. Perché si sa che tutto si regge in questo disastrato Paese sulla volontà politica, e che questa sia particolarmente sensibile agli umori della piazza. Così in questi sette anni, perché di sette anni di tratta, abbondanti, abbiamo dovuto assistere alla fiera delle falsità (ci piace molto più il termine italiano rispetto all’inglese e più noto “fake news”), dalle inondazioni appunto, alle ultime vicende giudiziarie che nulla hanno a che fare con lo stadio ma che continuano ad essere presentate dai media come tali. Ed allora vediamo quali sono (alcune) di queste storie che in questi anni vi e ci sono state raccontate.
Il rischio allagamento Una delle storie che per prima è stata utilizzata è quella del rischio allagamento dell’area di Tor di Valle. Fu a lungo uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle quando era all’opposizione della giunta Marino. Addirittura Beppe Grillo il 22 febbraio del 2017, arrivato a Roma nel tentativo di aiutare la Raggi in gravi difficoltà in quei giorni, disse che era in corso nel Movimento una “discussione sulla collocazione di uno stadio che è in una zona a rischio idrogeologico”. Boutade quella tornata in auge il 31 gennaio dello stesso anno quando i giornali riportarono una lettera dell’assessorato all’Urbanistica, allora guidato da Paolo Berdini, inviata alla Regione Lazio in cui si sosteneva che l’area di Tor di Valle fosse “pericolosa” a livello idrogeologico.
Peccato che nel 2014 in sede di Conferenza dei Servizi preliminare, l’Autorità di Bacino aveva segnalato la presenza nell’area di un semplice rischio idraulico legato al fosso di Vallerano e, non avendo rilevato nulla di ostativo alla realizzazione del complesso, aveva posto la sua messa in sicurezza definitiva come unica condizione necessaria, per quanto le concerneva, alla dichiarazione di pubblico interesse. Insomma bastava mettere in sicurezza una zona adiacente lo stadio per non correre alcun rischio. Cosa puntualmente verificatasi nel progetto presentato dalla società giallorossa. Intervento che sarebbe stato necessario a prescindere dallo stadio, come ammesso dall’ingegner Carlo Ferranti dell’Autorità del Bacino che nel novembre del 2014 dichiarava: “Il Fosso mette sotto rischio circa 10000 persone al Torrino, per questo abbiamo previsto indipendentemente dallo stadio un potenziamento arginale e una cassa di espansione per un certo importo da definire”. Insomma non sarebbe lo stadio a mettere a rischio l’area, semmai risolverebbe un problema che esiste già ora.
Lo stadio lo paghiamo noi (…)
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