Alle ore 13.00, Claudio Ranieri, terrà la conferenza stampa a due giorni dal derby, match in programma domenica 5 gennaio alle ore 20.45:
Ha recuperato tutti tranne Cristante? Cosa rappresentare per lei il derby e per questo momento della squadra? “Abbiamo recuperato quasi tutti. Celik ha febbre e vediamo domani se ha sfebbrato. Cosa rappresenta per me? Essendo tifoso rappresenta un po’ la stracittadina, tutto quello che può pensare un tifoso, che sia romanista, laziale, del Genoa, Sampdoria, Inter, Milano. Insomma, è la partita clou, è una partita che uno senta ancora di più. Per quanto riguarda in questo momento, la classifica parla chiaro. Loro stanno vivendo un momento eccezionale, hanno fatto un girone d’andata stratosferico molto bene, giocano in velocità, con pochi tocchi, è una squadra temibilissima, temibilissima. Dall’altra parte il derby è il derby e fa sempre storia a sé”.
Cosa vi ha fatto capire dicembre? Un suo ricordo del Derby, da tifoso… qual’è il suo derby? “Mi ricordo da ragazzo, andavo in Curva Sud, allora c’erano ancora, la Curva Sud che era tre quarti romanista e un quarto laziale. E tutti si aspettava Dante, il capotifoso, che veniva e iniziavano i cori. Per cui ricordo quello, c’erano gli sfottò. Dicembre ci ha fatto capire che siamo una squadra che è riuscita a ricompattarsi, siamo squadra, abbiamo dei difetti e lavoriamo per eliminarli. Ancora non siamo al 100% sotto questo aspetto, però abbiamo rimesso perlomeno la nave in navigazione. Adesso dove potrà arrivare, onestamente io non ho mai promesso alle mie squadre niente di che se non lavoro, sacrificio e voglia di dare il massimo in ogni frangente di ogni partita”.
Sapere che il derby si gioca soltanto per qualcosa di effimero, la agita o la tranquillizza? “Non vale solo per i tifosi, allora vale anche per me, per cui non mi tranquillizza (ride ndr). Il derby è il derby, così come dall’altra parte ci tengono a far bene e a vincere la gara, così ci teniamo noi a far bene e a vincere la gara. Magari per voi che scrivete, dovete, certo, abbiamo tutti vissuto altri tipi di derby, però il derby è il derby, non conta la classifica, non conta nulla. Si azzera tutto, è una partita dove tutto si azzera, con la stessa voglia di far bene, tanta determinazione e voglia di far bene. L’agitazione non è una buona motivazione, la motivazione è nella consapevolezza della forza dell’avversario, della tua forza e di quello che si deve fare per cercare di vincere”.
I tanti debuttanti nel derby come Hummels e Dovbyk sono un vantaggio o uno svantaggio? “Il vantaggio è mettere giocatori che stanno bene fisicamente e moralmente. Quella è la mia ricerca”.
Con Pellegrini avete un forte feeling e lo ha sempre ribattuto ma allora mi chiedo perchè non fa giocare Pellegrini: per una questione tattica o è un fattore psicologico?“Sento molto feeling con Lorenzo. È solo una questione psicologica, perché tecnicamente lo considero, come dico sempre, uno dei migliori centrocampisti in Europa, perché sono pochi i centrocampisti che fanno gol, e chi ce li ha li dovrebbe tenere stretti, però lui soffre questo fatto dei tifosi. E io devo tenere presente se un giocatore se ne fa carico o gli scivolano via. Lorenzo se li carica tutti, e questo è il peccato, il suo peccato è questo, che si carica tutti i problemi, e invece dovrebbe giocare con naturalezza così come era abituato a fare. E solo così può ritornare il giocatore che è libero da ogni peso, lui si porta dei macigni dietro. Non è facile giocare in casa che se fa uno, due, tre errori il beniamino del pubblico non succede niente. Fa un mezzo errore lui e subito viene caricato di negatività, di responsabilità. Ecco, io devo tenere presente questo. Il giorno che lui lo vedo sereno e tutto, avete visto che non ho avuto nessun problema a metterlo a San Siro e stava per fare gol, proprio per quello che dico, che lui ha la capacità di arrivare a fare gol nel momento giusto”.
Sta pensando a qualcosa di particolare per arginare la Lazio sulle corsie? La preoccupa qualcosa di diverso? “La squadra di Baroni è una squadra che ha trovato il suo bandolo della matassa, per cui sono bravi sugli esterni, sono bravi centralmente, giocano in velocità, ripartono ogni volta mille all’ora. È tutto l’insieme. Tengo in considerazione tutte le cose, così come sono convinto che anche Baroni starà tenendo in considerazione tutte le qualità e le difficoltà della Roma”.
Ci sono analogie con il derby del 2010? “No. I derby si caricano da soli ed è merito anche dei tifosi. Abbiamo aperto il Tre Fontane per dare il buon anno e i tifosi l’hanno sentito come uno stimolo per il derby. Non dovevano darci un di più perché in ogni partita ci danno quell’affetto che noi cerchiamo di ripagare. La Lazio è in Champions League e vuole restarci, ma ogni derby è una partita sé e la classifica non conta nulla. Ci saranno diverse partite nella partita”.
Lei ha già preso parte a quattro derby della capitale vincendoli tutti. Dall’altra parte invece c’è Baroni che è al debutto in questo tipo di partite. Conterà anche la sua esperienza in panchina? È un fattore determinante? “No, non credo che sia determinante. Lui mette il pilota automatico, la Lazio va col pilota automatico, bisogna riconoscerlo. Per cui certo sentirà la bellezza e il sapore di un derby da allenatore. C’è un’altra responsabilità da giocatore e da allenatore. Ma tutto qua, lui gioca col pilota automatico”.
Nelle ultime settimane sembra ci sia un riavvicinamento dei tifosi: per lei è già pace fatta? “Siamo tutti uniti, dalla proprietà allo staff medico, per fare bene e anche i tifosi stanno facendo la loro parte. Pace? La Roma non si discute e si ama e io continuerò ad amarla nel bene e nel male. Ricordo da bambino che il presidente fece la colletta e i tifosi diventarono soci vitalizi. I Friedkin ci hanno messo tanti soldi, motivo per cui sarebbe ora di dare loro qualche soddisfazione”.