Paradosso dei paradossi: per affrontare la squadra più forte d’Italia, e anche la più offensiva, si toglie un difensore. È il fascino del contro-gioco. Può succedere lo stesso con la Roma domenica? E qui torniamo all’altro paradosso. Perché con un tipo di formazione si potrebbe indifferentemente passare da un sistema 4231, l’ideale per gli accoppiamenti del 352 di Inzaghi, ad un più cauto 352 che però non sarebbe di pura contrapposizione individuale, ma prevederebbe, come a volte capita nei meccanismi di Juric, sincronizzate scalature per consentire a chi gioca in difesa di avere qualche vantaggio anche numerico nella contrapposizione con gli avversari.
A centrocampo Koné e Cristante sarebbero i dirimpettai di Barella (o Frattesi) e Mkhitaryan, Pellegrini potrebbe così ritrovarsi sulle tracce di Calhanoglu e Zalewski, Dovbyk e Dybala sarebbero i guardiani rispettivamente di Pavard, Acerbi e Bastoni. Gli stessi uomini appena citati, del resto, potrebbero in ogni caso consentire all’allenatore di restare sul sistema di gioco preferito, abbassando Angeliño tra i centrali di difesa, allargando in fascia Zalewski sulla linea di Celik e sistemando Dybala e Pellegrini sulla trequarti alle spalle dell’attaccante ucraino. Il ruolo chiave in questo senso sarebbe quello di Zalewski.
Solo una volta, finora, Juric ha affrontato un 352, ma era quello basso e chiuso del Venezia che, non a caso, ha dato tanti grattacapi ai giocatori della Roma quel giorno. Per non cambiare il suo sistema, infatti, Juric ha fatto salire il terzo centrale, Angeliño, sulle tracce della mezzala avversaria, Ellertsson, regalando degli spazi a sinistra del proprio fronte difensivo nei quali nel primo tempo gli uomini di Di Francesco hanno scorrazzato. Nel secondo tempo la Roma ha aggiustato le cose sistemandosi sul 4231. Solo un caso?
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco