Più che sala Var, nelle partite della Roma pare che ci sia la sala bar. Dove i protagonisti che si alternano per seguire davanti ai video le gesta dei giallorossi (a Monza c’era il signor Aureliano che con la Roma ha uno storico da querela), si accomodano per sorseggiare un drink, gustare salatini, bere un caffè, fare due chiacchiere con il barman di turno.
Solo così si può spiegare il ripetuto scempio arbitrale con cui la Roma ha dovuto fare i conti nelle prime sette partite di questo campionato, scempio peraltro che è andato ad aggiungersi ai problemi oggettivi di una società fantasma (come hanno sottolineato i tifosi con uno striscione a Monza), di errori dirigenziali senza precedenti, di un cambio di allenatore che forse hanno capito soltanto dalle parti di Atene, di un gruppo di giocatori che fin qui tutto sono stati meno che un esempio di calcio organizzato ed efficace.
Non a Monza, però, dove a nostro giudizio la Roma ha giocato la migliore partita della stagione, dominando in lungo e in largo, creando almeno una dozzina di palle gol più o meno clamorose, legittimando quella che doveva essere una vittoria con una prestazione decisamente in crescita rispetto alle precedenti (Udinese esclusa). Solo che Juric e i suoi discepoli non avevano fatto i conti con il signor Aureliano al Var, pardon al bar.
Perché il doppio fallo subito da Baldanzi al tramonto della partita, era un rigore (doppio) che adesso faranno vedere ai corsi per gli arbitri per dire ecco questo è rigore. Invece niente, l’arbitro La Penna (di Roma) non si accorge di nulla e fin qui ci potrebbe pure stare. Non ci sta invece che l’ineffabile Aureliano non si senta in dovere di richiamare il collega per consigliarlo di andare a rivedere l’azione. Silenzio assoluto. E non è la prima volta che succede in questa stagione con la Roma.
Il primo episodio di mancato richiamo al Var, pardon bar, andò in scena nella partita con l’Empoli all’Olimpico. Nel finale succede che Shomurodov raccoglie una respinta, la porta è vuota, è un gioco da ragazzi metterla dentro per il pareggio, solo che un giocatore dell’Empoli lo spinge da dietro. Arbitro indifferente, sala bar in silenzio.
Poi c’è stata Genova che è costata la panchina a De Rossi. C’è uno scambio in area tra Dovbyk e Dybala, l’argentino è solo davanti al portiere ma viene steso da De Winter. L’arbitro fa spallucce. Doveva essere rigore e cartellino rosso. Non solo. Sempre a Genova, i rossoblù pareggiano all’ultimo istante di partita (De Winter…) dopo che l’arbitro ignora un ciclopico fallo ai danni di Pellegrini.
Tutto questo nel silenzio totale di una società fantasma. A Monza nel dopo partita si è presentato monsieur Ghisolfi chiedendo rispetto. Giusto, ma lo chieda anche alla proprietà, anche se ci rendiamo conto che sia complicato.
FONTE: La Repubblica – P. Torri