“Voglio continuare con la Roma”. Il messaggio di José Mourinho arriva forte e chiaro dopo la sconfitta pesante sul campo del Bologna. Dipendesse solo dal portoghese firmerebbe il rinnovo domani, ma ad una condizione: cambiare le prospettive sul mercato. “Semmai continuassi dovremmo pensare veramente bene ai limiti del fair play finanziario. Magari è meglio lavorare con i giovani che hanno un potenziale da sviluppare piuttosto che con giocatori che non hanno più niente da sviluppare. Io voglio continuare e sono disposto a pensare in un modo diverso”. Una dichiarazione d’intenti chiara nei confronti della società ma allo stesso tempo un’accusa al general manager giallorosso Tiago Pinto. Primo responsabile (ma non unico) del mercato giallorosso.
Terminato con il colpo Lukaku ma costruito durante tutta l’estate attorno a nomi altisonanti e calciatori dall’usato più o meno sicuro. Da Paredes e Renato Sanches, da Aouar a Ndicka, passando per Llorente e Kristensen. Mourinho non fa nomi ma l’ammissione di inadeguatezza della rosa appare ormai chiara. Dai nuovi acquisti ai senatori. Il portoghese non farebbe prigionieri semmai dovesse continuare sulla panchina della Roma. Ribaltando tutto e ripartendo da un’idea diversa di costruzione di squadra. Coinvolgendo anche quei profili che da anni vestono la maglia giallorossa e che secondo Mou “non hanno più niente da sviluppare”. Una frase dura che esplicitata neanche a metà stagione potrebbe sortire l’effetto boomerang su uno spogliatoio già allo stremo di forze, tra infortuni e carenze tecniche.
E la punizione pubblica di Sanches (cambiato dopo soli 17 minuti) assomiglia molto al manifesto di questo disappunto. “Voglio chiedere scusa a Renato – ha ammesso Mou a fine gara – Mi dispiace da morire per lui, ma dovevo cambiarlo”. Come a dire: non è colpa tua, ma di chi ti ha acquistato. Un’altra stilettata a Tiago Pinto che aveva definito quella del centrocampista portoghese come la sua “scommessa personale”. Un azzardo. Tutto quello di cui non aveva bisogno la Roma a centrocampo. Perché Bologna ha certificato, ancora una volta, l’inadeguatezza della mediana giallorossa. Tra calciatori in difficoltà (come Pellegrini e Cristante) e altri poco utili alla causa. A gennaio non potrà essere rivoluzione, ma da giugno servirà intraprendere un’altra strada. Con o senza Mourinho. E dopo la dichiarazione dello Special One, la decisione spetta solo ai Friedkin.
FONTE: La Repubblica – M. Juric