L’ultima conferma è arrivata ieri, a metà mattinata: Dybala non sarebbe partito col gruppo per Milano, ma sarebbe rimasto a Roma a rifinire la sua preparazione in vista del ritorno in campo che a questo punto è facile prevedere per la prossima partita, che vedrà la Roma impegnata domenica contro il Lecce. Così anche l’ultima speranza di recuperare almeno uno dei sei infortunati della rosa giallorossa è svanita tra le nuvole che hanno semicoperto l’allenamento di rifinitura. A Milano bisogna farcela con quelli che restano. Ma non sarà per niente facile e infatti le quote dei bookmakers parlano chiaro.
Nessuno equilibrio nel pronostico, la vittoria dell’Inter viene pagata al massimo 1,60 la posta, quella della Roma intorno a sei volte tanto. Il pareggio è intorno a 4, tanto per far capire quanto sia considerato improbabile. E di questo si tratta. Non perché il lavoro di Mourinho sia a un punto morto, come qualcuno prova a sentenziare dopo ogni sconfitta (e infatti sono diverse partite che volano bassi). Ma perché le già complicate opere di riduzione del gap con l’Inter sono state squinternate da alcuni fatti incontestabili: le assenze, per l’appunto, atteso che ai malati di lungo corso Kumbulla e Abraham si sono uniti convalescenti di ormai medio corso come Dybala, Renato Sanches, Pellegrini e Smalling, oltre a Spinazzola, novità del giorno, in pratica la spina dorsale della squadra, e poi i diversi stati di forma (Inzaghi può permettersi di alternare tanti giocatori della rosa calibrando il loro impiegno sulla difficoltà dell’impegno), i giorni di riposo (due in più per i vicecampioni d’Europa, e sempre grazie alla Lega Calcio) e chiaramente il numero dei giocatori a disposizione (all’Inter mancano solo Cuadrado e Arnautovic, che di fatto non si sono ancora mai visti, ma erano ciliegine su una torta già abbondantemente confezionata: al posto loro in campo va gente come Dumfries e Thuram). I bookmakers scemi non sono. La partita di questo pomeriggio ha il pronostico chiuso.
Dice: ma così si forniscono alibi a chi va in campo. E si risponde: una volta, forse, funzionava così. Le teorie psicologiche da quattro soldi buone per vendere una decina d’anni fa qualche copia in più di giornali (quanti mancati allenatori del giorno prima, quanti allenatori del giorno dopo scrivono sui nostri giornali…) si sono infrante con il cinico realismo di Mourinho: che a forza di dare alibi alla sua squadra, di farli sentire più piccoli di quelli che sono, di spostare l’attenzione sulle assenze e sugli arbitri, in realtà ha semplicemente richiamato i suoi al dovere della responsabilità. E loro l’hanno capito e, da uomini, si sono adeguati.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco