Cinque giocatori, in alcune circostanze anche sei per due maglie. Se Mourinho ha l’imbarazzo della scelta è sulle corsie laterali. Almeno in teoria. Perché poi la pratica ha detto altro nell’ultima partita disputata a San Siro. A partire da Spinazzola, ancora alle prese col fastidio muscolare che lo ha escluso già dalla sfida di coppa contro lo Slavia Praga, prima di estrometterlo anche dalla lista dei convocati per la trasferta di Milano.
E poi Karsdorp, che al Meazza era assieme ai compagni, ma soltanto per gli almanacchi: regolarmente in panchina, quindi in linea di massima utilizzabile. Se non fosse stato per un fastidio al ginocchio, che di fatto gli ha impedito di allenarsi al meglio nei giorni precedenti la partita con l’Inter. Rick fa fatica a correre e il suo impiego sarebbe stato fisiologicamente deficitario contro un avversario che sulle fasce sprigiona gran parte della propria potenza di fuoco.
Caratteristica opposta a quella della Roma, che sugli esterni non vanta esattamente i propri punti forti, a prescindere dagli interpreti. Proprio i due che a Milano non hanno giocato si sono dimostrati nel medio periodo i più affidabili, sia pure fra alti e bassi. Zalewski è un adattato al ruolo fin da quando ha trovato continuità nel calcio professionistico.
La sua buona volontà è fuori discussione, ma quando incrocia giocatori fisicamente straripanti come il Dumfries dell’ultima sfida va in palese difficoltà. Lo stesso Kristensen ha concesso a Dimarco lo spazio necessario a stoppare e mettere in mezzo all’area il pallone che ha fruttato il gol di Thuram, quasi senza opporre resistenza. Spunto che peraltro è nato da un lancio lungo e facilmente leggibile. E al di là dell’episodio specifico, il danese finora non ha convinto, tanto in fase difensiva quanto nei casi in cui è stato chiamato a fornire un contributo sul versante opposto.
Mentre Celik, che pure nelle ultime apparizioni non ha sfigurato perfino quando è stato dirottato a sinistra, ha lasciato un ricordo terribile della prestazione contro il Milan, l’altra big affrontata in questo primo scorcio di campionato. Il paradosso risiede nell’apporto di El Shaarawy, che fra tutti sembra il più continuo in entrambe le fasi anche se schierato in una posizione che non gli appartiene, ma che ha imparato a rivestire con applicazione e diligenza. Ora però l’importante è recuperare tutti.
FONTE: Il Romanista – F. Pastore