Dovevano essere le partite in cui caricarsi la squadra sulle spalle. Al grido di «non preoccupatevi, ci penso io». Senza Dybala e con Pellegrini a mezzo servizio, la Roma riponeva sulle spalle di Romelu Lukaku gol e vittorie. Contro il Sassuolo ci ha pensato il capitano, mentre a Lecce c’è stato Svilar. In senso opposto. Fatto sta che l’apporto di Lukaku è stato molto al di sotto delle aspettative. E non solo nelle ultime, negative, apparizioni della squadra di De Rossi. Ma è dall’inizio dell’anno solare che quel tassello che così bene aveva funzionato in autunno, tarda a riposizionarsi nel puzzle giallorosso.
Una cosa è certa, con il sistema di De Rossi il belga funziona molto meno che con Mourinho. Numeri di una crisi che sono impietosi per l’uomo che avrebbe dovuto risolvere il problema del gol in casa Roma. 18 gol in 38 gare, ma raccontano una realtà diversa rispetto all’attualità. Perché l’inizio di stagione è stato lanciato, con 14 reti in 25 gare, ad una media di un gol ogni due partite (0,56). Ma è il 2024 a fare la differenza: 4 gol in 15 partite, per una media di 0,31.
Poi a fine maggio si capirà cosa fare per il futuro. Perchè tutto è legato all’eventuale ingresso dei giallorossi in Champions League. L’attaccante nei giorni avrebbe manifestato ai dirigenti giallorossi la volontà di rimanere in giallorosso. C’è un diritto di riscatto fissato a 43 milioni di euro che nessuno a Trigoria ha voglia di esercitare. Si potrebbe lavorare ad un rinnovo del prestito, ma da Londra i dirigenti Blues hanno già fatto sapere di volersi liberare del cartellino del belga. Oltre al cartellino, c’è il problema ingaggio: 7,5 milioni quelli corrisposti dalla Roma, 5 quelli aggiunti dal Chelsea. Totale 12 milioni. Tanti. Forse troppi. Anche con la Champions.
FONTE: La Repubblica – M. Juric