In tanti gli hanno detto: chi te lo ha fatto fare? Sicuramente sono quelli che non hanno capito bene il rapporto che Daniele De Rossi ha sempre avuto con la Roma. Non c’è tempo per l’amarcord. La Roma è al nono posto in campionato, a -22 dall’Inter capolista e a -5 dalla Fiorentina al quarto posto, l’ultimo buono per la prossima Champions League. L’eliminazione in Coppa Italia, nel derby contro la Lazio, ha completato
l’opera. Il morale è sotto i tacchi, la condizione atletica da verificare, il gioco non è mai stato spumeggiante. Sono due le mosse che, nell’immediato, De Rossi proverà come terapia d’urto.
La prima è recuperare alla causa emarginati e musi lunghi. Anche lui, come Mourinho, è un tipo schietto. Il problema è che lo Special One troppe volte è sembrato scaricare le responsabilità sugli altri. Non è un mistero che Pellegrini, Zalewski, Spinazzola, Karsdorp abbiano bisogno di sentire più fiducia in loro. De Rossi non è mai stato un integralista. Ha giocato per Capello e Lippi ma anche per Luis Enrique e Zeman. Non ha mai fatto questione di modulo ma di qualità del calcio da proporre. Contro il Verona potrebbe giocare con la difesa a 4 perché mancano Smalling, Ndicka, Mancini e Cristante, con Kumbulla appena rientrato dall’infortunio. Però, strada facendo, potrebbe cambiare i moduli di gioco.
FONTE: Il Corriere della Sera