Pochi sorrisi e la voglia di restare concentrati. Sanguigno, acuto, determinato, concentrato, romanista. Tanti gli aggettivi attribuibili a Daniele De Rossi che dopo il capolavoro di San Siro meriterebbe il rinnovo ora.
La vittoria in casa del Milan nei quarti di Europa League, cinque giorni dopo il successo del derby.
Figlia di una preparazione meticolosa del match seguita da un’interpretazione magistrale dei calciatori, convinti che ci fosse “tutto da perdere”. La mossa di impiegare El Shaarawy a destra in un 4-4-2, studiata nei minimi dettagli da DDR e il suo staff, e che nasconde tante altre scelte azzeccate.
Dal coraggio di riproporre Smalling in una linea a quattro, la scelta di Spinazzola sulla corsia di sinistra per tenere impegnato Pulisic e contrastarlo fisicamente. Per arrivare al ruolo inedito e di sacrificio di Pellegrini che lotta con tutti gli altri nel finale. Paredes più interditore che regista fino a Dybala libero di spaziare per tutto il fronte offensivo, lasciando a un Lukaku finalmente incisivo il compito di lottare e pulire palloni.
I complimenti vanno divisi tra tutti, ma certo è che da tre mesi a questa parte la Roma sembra un’altra squadra. Sedici panchine (numero non casuale) dove le vittorie sono state undici, con tre pareggi e solo due ko arrivati contro la corazzata Inter e a Brighton nel ritorno degli ottavi quando c’era un largo 4-0 da poter difendere.
Ma niente è finito e nulla è irregolare e fluido è la copertina di un piano gara studiato conquistato. Lo sa per primo De Rossi che ha come obiettivo quello di farlo capire alla squadra. “Possiamo perdere o sbagliare i passaggi, ma l’atteggiamento deve essere sempre lo stesso. A Udine anche deve essere questo e se non ci sarà vorrà dire che dovrò fare molto lavoro e i calciatori non avranno ancora capito l’atteggiamento che serve per giocare a calcio, soprattutto in queste partite”. Concetto chiaro e maturo, da chi conosce le insidie del calcio e da allenatore, giustamente, pretende tanto dai suoi.
Sedici partite in cui De Rossi ha dimostrato tanto, e soprattutto ha convinto uno spogliatoio moralmente devastato che tutto si può fare. E le risposte le ha raccolte sul campo come davanti ai microfoni, perché tutti, da Dybala in giù, chiedono a gran voce la sua conferma. Ora tocca a Friedkin.
FONTE: Il Tempo – L. Pes