Il manifesto della sua felicità è tinto d’azzurro: Spinazzola scambia con Pellegrini, poi serve El Shaarawy completando due volte un triangolo che stordisce il Brighton. Stephan va sul fondo e di esterno, da fuoriclasse, pesca Cristante in area. Ed è il coronamento, l’apoteosi. Quattro a zero. Daniele De Rossi lì ha tenuto dentro la gioia, perché doveva trasmettere le indicazioni a Zalewski che stava per entrare, ma in cuor suo ha sentito l’orgoglio di una missione compiuta. O almeno eseguita. Con buona pace dell’amico De Zerbi, la Roma è stata così feroce e disciplinata da diventare irrefrenabile per gli inglesi, belli quanto inesperti. (…)
Però poi ci sono i numeri: contro quelli è difficile minimizzare. Dieci partite alla Roma, con sette vittorie e una qualificazione ottenuta ai rigori contro il Feyenoord. Unica sconfitta? Contro l’Inter che ha sempre vinto nel 2024. Quinto posto in Serie A che oggi varrebbe la Champions League, grazie al ranking Uefa che al momento regala all’Italia una concorrente in più nell’anno della grande riforma. Ventisei gol segnati, 2,6 a partita.
E se non bastano le cifre, che comunque nel calcio spiegano le storie, esistono le risposte fattuali. Nella Roma certi giocatori che sembravano rabbuiati, se non annientati, sono ora trasformati: a parte il caso clamoroso, Pellegrini, peraltro ininfluente contro il Brighton, la continuità di rendimento di Spinazzola, El Shaaarawy, Svilar, adesso anche Celik, è il segnale di un meccanismo che funziona a meraviglia. Anche per merito del nuovo preparatore atletico, Gianni Brignardello, che ha saputo toccare le corde giuste, anche parlando a giocatori abituati ad autogestirsi, tipo Lukaku e Dybala.
Per tutte queste ragioni è inevitabile che si parli di ciò che succederà domani, anche se lui preferirebbe rinviare il dibattito a tempi più calmi e nitidi. De Rossi è arrivato a gennaio in una situazione emergenziale e ha accettato un contratto firmato in bianco per amore (e ambizione). Per un milione lordo di investimento, i Friedkin si sono già garantiti ricavi molto superiori allo stipendio erogato al nuovo allenatore. E se dopo cinque anni torna la Champions a Roma, i soldi diventeranno tantissimi. Ma il 30 giugno sia la Roma sia De Rossi saranno liberi di cercare altre soluzioni. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida