Dal risveglio al dischetto indigesto. Che si è trasformato in una voragine per Dovbyk, che poi ha trascinato dietro di sé Soulé. Magari il festival dell’errore della Roma non diventerà famoso come la “maledizione” che colpì Martin Palermo in Colombia-Argentina (tre rigori falliti in momenti diversi della partita), ma la scena di ieri sera, quasi grottesca, ha comunque fatto il giro del mondo. L’attaccante ucraino è stato il grande protagonista in negativo. Del resto, ha sbagliato due rigori di fila sotto la Curva Sud, cancellando il gol liberatorio messo a segno contro il Verona domenica scorsa, (…).
Prima chance: poca rincorsa, zero mordente e un tiro lentissimo, brutto nello stile e nell’esecuzione, che Ozer respinge senza difficoltà sul centro-destra. L’arbitro, però, è sicuro: si va alla ripetizione per un’infrazione di Perraud che entra in area. Seconda opportunità: Dovbyk si ripresenta dagli undici metri e non cambia lato, ma il risultato è identico, anche se il portiere non ha neppure un’unghia del piede sulla linea. A quel punto l’attaccante si defila sconsolato, ma l’agonia continua perché al terzo tentativo, quello valido, Soulé si fa ancora una volta ipnotizzare da Ozer. Se Dovbyk avesse segnato la massima punizione, non sarebbe stata ripetuta. Mentalmente Artem è uscito devastato dall’Olimpico. Perché voleva dare continuità al momento positivo che stava vivendo. E invece niente. Bisogna registrare un passo indietro. (…)
Strano ma vero: Dovbyk è un rigorista. Lo era ai tempi del Girona, senza dimenticare che l’anno scorso ne ha realizzati due contro Udinese e Bologna. Stavolta, però, si è spenta la luce. Sentiva la pressione? Forse. Quello che resta è la mancanza di cattiveria dagli undici metri, quella voglia di insistere che ha finito la sua corsa contro un muro. Per una vita i tifosi della Roma sono stati abituati bene tra Totti, Perotti e Dybala. Non solo. Se Pellegrini non fosse stato sostituito, probabilmente si sarebbe presentato alla battuta dal dischetto. Dovbyk, però, non si può considerare una seconda scelta. Ma ieri è riuscito nell’impresa di sbagliare tutto: (…).
FONTE: Il Corriere dello Sport – L. Scalia











