La Roma a due facce finisce con l’espressione sconcertata che solo una vittoria sfumata al 96′ può disegnare su un volto, soprattutto significa arrivare alla quarta giornata ancora con zero successi. Ai giallorossi era successo solo tre volte, l’ultima quattordici anni fa (2010-2011, prima del 1974-75 e 1984-1985).
Non serve ripensare a un possibile (anzi, probabilissimo) rigore su Dybala (ma sullo 0-0), non basta il primo gol italiano di dell’ucraino Dovbyk né un primo tempo in completo e spigliato comando, di fronte al ritorno tutto cuore del Genoa. (..:)
La domanda, dopo quattro giornate e soprattutto dopo la bipolarità di Genova, è: qual è la vera Roma? Nel primo tempo è sembrata una squadra evoluta, nell’occupazione degli spazi e nella gestione del pallone, quella della ripresa una banda impaurita e incapace di riprendere il controllo.
Le scelte iniziali di De Rossi sono audaci. Difesa a 3, con un terzo “giochista” come Angelino, due esterni offensivi – El Shaarawy e Saelemaekers -, Dybala di fianco a Dovbyk libero da vincoli posizionali, dunque può muoversi come preferisce. Ma la differenza la fanno le due mezzeali: Kone spacca le linee, Pisilli fa viaggiare passaggi in verticale che aprono la difesa genoana mai contrastato nella sua zona da Thorsby, che non ha il passo per stargli dietro. (…)
Intanto Gilardino ha già messo mano all’impianto: 4-4-2 con Malinovskyi mediano e Vitinha ala sinistra. Il nuovo assetto ha subito l’effetto di abbassare i “quinti” di De Rossi, che perde Saelemaekers e mette Hermoso alzando Angelino. La Roma non riesce più a uscire pulita (…)
Una Roma molto mourinhana sembra resistere, ma nel recupero del recupero (40 secondi per soccorrere Pellegrini…) e in superiorità numerica in area, tra Ndicka e Hermoso sbuca De Winter. E ciao vittoria.
FONTE: La Gazzetta dello Sport