L’intelligenza di un giocatore si capisce anche dai dettagli, dalle piccole grandi cose, dalla voglia di entrare subito in un contesto, immergendocisi al 100%. E l’intelligenza di Artem Dovbyk sta anche nella voglia di imparare il prima possibile l’italiano, perché sa che è un passo che può cambiargli un po’ tutto nella sua avventura giallorossa.
Ed ecco perché il centravanti della Roma sta già prendendo lezioni assiduamente, perché si è reso conto da subito che parlare la stessa lingua di Daniele De Rossi (che però parla fluentemente anche spagnolo e inglese, quest’ultima è la lingua con cui dà consigli al gigante ucraino) e dei compagni può accelerare il suo processo di inserimento nel suo nuovo club.
Anche a Cagliari, infatti, ci sono stati momento in cui qualche compagno di squadra gli ha detto qualcosa, gli ha chiesto di fare un movimento, ma Artem non ha capito, guardandolo con gli occhi un po’ smarriti. In particolare lo si è notato un paio di volte con capitan Pellegrini, che per farsi capire gli ha mimato il gesto di “accorciare”, quando invece Artem faceva il momento inverso, ad allungare la squadra.
Difficoltà previste, messe anche in conto, ma su cui proprio Dovbyk vuole accelerare, per integrarsi il prima possibile. Così Artem sta praticando un corso accelerato, che l’obiettivo di arrivare a capire almeno le basi della lingua il prima possibile, per poi affinare il tutto.
Sembrerebbe una banalità, ma non lo è, considerando ad esempio che proprio nella Roma ci sono giocatori che nonostante siano da anni in giallorosso, ancora non parlano bene la lingua. Artem non vuole fare la stessa fine e in questo lo sta aiutando anche Yulia, la moglie, che sta prendendo lezioni di italiano oramai da mesi.
Aveva iniziato ad inizio estate, quando c’erano già delle voci di interessamenti di altri club italiani. E ha chiaramente intensificato i corsi appena si è concretizzato il trasferimento del marito in giallorosso. Che, appunto, gli è andato appresso, con un insegnante privato che gli sta spiegando un po’ tutto della nostra lingua. (…)
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. Pugliese