Ottobre non può essere il mese dei bilanci. Al massimo quello delle riflessioni, dopo 5 gare di campionato e due di coppa. E palesare qualche perplessità sul mercato – al di là del primo posto in classifica in campionato che rappresenta in questo momento la nota lieta ma per certi versi paradossale della vicenda – non va presa come lesa maestà. Soprattutto se il primo ad avere dei dubbi, è stato Gasperini che, con garbo, il l’ settembre si è presentato ai canali del club dicendo: «Avevamo ancora la voglia, e se vogliamo la necessità, di fare qualche operazione. A questo punto la società avrà modo di operare con più calma e con più successo nel prossimo mercato».
Il problema evidente riguarda il centravanti. Puntare le proprie fiches su un attaccante di 20 anni, non di proprietà, reduce da un anno di quasi inattività, si sta confermando un azzardo. E allora il discorso scivola inevitabilmente sugli investimenti più onerosi effettuati. Due in particolare: 25 milioni per El Aynaoui (23+2) e altrettanti più 5 di bonus per Wesley. L’ex Lens, ad esempio, oggi è la riserva di Koné.
E allora la domanda vien da sé: anziché spenderli in quel ruolo, non si potevano dirottare per il centravanti o per la famosa ala mancina di piede destro e prendere in mediana un calciatore in prestito? Senza volersi soffermare sul prestito secco di Tsimikas (deludente) e sul parametro zero Vasquez (superato da Gollini che sembrava ai margini) se un club investe 11,5 milioni per Ghilardi e il centrale non solo si vede passare davanti Hermoso, che non doveva nemmeno partire per il ritiro, ma il baby Ziółkowski e Celik, che qualcuno ha dimenticato essere un terzino, qualche domanda è inevitabile porsela.
Ranieri non perde occasione per ricordarlo urbi et orbi, prefigurando scenari difficili a giugno. Ma se dopo 120 milioni spesi da Ghisolfi e 63 da Massara, per Gasp i due calciatori più di qualità della Roma sono Dybala e Pellegrini – che fino ad un mese fa si dava per scontato la loro partenza a giugno (e lo scenario più probabile resta questo) – vuol dire che qualcosa non ha funzionato.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina











