A casa dei Tre Leoni, ospiti della Roma. E l’invito, grazie alla disponibilità di De Rossi, riservato ieri ai quattro giornalisti al seguito dei giallorossi in Inghilterra. Possibilità, nemmeno a dirlo, subito accettata. Un modo per osservare da vicino la metodologia di lavoro del tecnico che è rimasto in campo quasi due ore.
L’allenamento della Roma è iniziato attorno alle 10, un’ ora di esercizi di trasmissione del pallone, coadiuvato da Emanuele Mancini, c’erano con lui Paredes, Cristante, Le Fée, Pellegrini, Pisilli, Darboe, Bove, Soulé, Joao Costa, Dybala, Solbakken, El Shaarawy, Zalewski, Abraham. In porta Svilar, Ryan, Marin e De Marzi. L’esercizio vede il play servire la mezzala che si sgancia, chiamando l’attaccante centrale a salire che poi smista sull’ala che si allarga sulle fasce per il cross. Prima senza opposizione, poi con il giovane Nardin a contrastare il terminale offensivo.
I ritmi sono alti. Ci scappa anche qualche errore nell’appoggio: “Se sbagliamo lo stop siamo morti. Giochiamo poi in velocità. Velocità e qualità. Se non mettiamo la qualità non ha senso l’esercizio”. Quello che colpisce è la quantità di uomini che l’allenatore vuole che partecipino alla fase offensiva. Oltre ai due dai quali parte l’azione, se ne aggiunge un altro, più i 4 offensivi.
Dopo è stato il turno dei difensori: Smalling, Ndicka, Mancini, Kumbulla, Celik, Sangaré, Angeliño e Dahl. Vicino a Daniele si avvicinano sia il vice Giacomazzi che Francesco Checcucci, ex difensore centrale di Lumezzane e Albinoleffe, ora match-analyst. Il primo esercizio si basava sul movimento della linea in base a quello della palla. Dopo De Rossi si posiziona centrale nell’ipotetico attacco avversario, invitando così il centrale ad uscire in marcatura e il terzino a stringere. Anche in questo caso non mancano le indicazioni: “Vieni sotto e ti fai sentire, un graffietto…”. Non vola una mosca a tal punto che il tecnico esorta: “Se qualcuno parla non mi offendo”. Infine DDR si è concentrato sui lanci lunghi e cross, prima di spedire tutti sotto le docce.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina