Per molti l’arrivo di Daniele De Rossi sulla panchina della Roma era un placebo, la pillola di zucchero da dare ai tifosi dopo l’amaro licenziamento di José Mourinho. Per la famiglia Friedkin e Lina Souloukou, ad che guadagna sempre più spazio nel club, era un ragionamento calcistico. Non bastano poche partite per promuovere De Rossi tra gli allenatori che possono costruire il futuro del calcio italiano, però qualcosa si può già dire.
La Roma è cambiata in meglio nei risultati (4 vittorie, un pareggio e una sconfitta contro l’Inter) ma anche nei comportamenti in campo e nella gestione dei valori interni al club. I Friedkin hanno rischiato di incrinare il rapporto con la tifoseria — e soprattutto con la Curva — quando hanno deciso di esonerare Mourinho.
La scelta fatta su De Rossi, però, non è stata una «paraculata», come si dice a Roma, ma una decisione. De Rossi, in poche settimane, ha recuperato Pellegrini e Paredes ai massimi livelli, lanciato Svilar, dimostrato di non fare differenze tra le star (Lukaku) e le presunte riserve (Azmoun).
FONTE: Il Corriere della Sera – L. Valdiserri