“Vorrei tre Pellegrini in campo”. Così parlava José Mourinho a pochi mesi dal suo approdo a Roma e, soprattutto, poche settimane prima del rinnovo di Lorenzo Pellegrini con la Roma. Un attestato di stima incondizionata che ebbe un effetto immediato e straordinario sul centrocampista giallorosso che visse la sua miglior stagione dal punto di vista realizzativo e di prestazioni. Ma col passare dei mesi il rendimento del numero sette giallorosso è calato, soprattutto a causa dei continui infortuni che lo hanno tenuto fermo, o, peggio ancora, lo hanno visto scendere in campo in condizioni precarie. “Colpa sua”, diranno in molti. Ma certo l’attaccamento alla maglia non può essere una colpa, semmai un pregio.
Sta al tecnico poi giudicare se un calciatore possa essere fisicamente idoneo o meno per scendere in campo. E Mou, a Lorenzo, non ha rinunciato mai. L’equivoco tattico del suo ruolo è certamente parte integrante dell’analisi. Le cose migliori Pellegrini le ha fatte da trequartista puro, da rifinitore. Quando nel 4-2-3-1 mourinhiano giocava vicino alla punta. Poi lo scorso anno con il cambio modulo e l’arrivo di Dybala le cose sono andate peggio. Lorenzo non stava bene, e la zona di campo alle spalle del centravanti era, giustamente, presidio dell’argentino, con il capitano costretto a fare quell’ “elastico” che a livello fisico non gli ha permesso mai di trovare brillantezza. Ma ora le cose sono cambiate.
In questa stagione Mou sembra aver trovato il vestito tattico ideale per la sua Roma. Un 3-5-2 con due attaccanti di enorme qualità e capacità realizzative (Dybala e Lukaku, con un Belotti ritrovato alle spalle) e una batteria di tre centrocampisti nei quali per Pellegrini è stato ritagliato il ruolo di mezz’ala di qualità. Non è lui a dover dare intensità e pressing, ma gli spetta invece il compito di inserirsi e aumentare le giocate utili in mezzo al campo.
I tre infortuni stagionali non lo hanno aiutato ad esprimersi al meglio: soltanto quattro presenze in campionato e una da dieci minuti in Europa per un totale di 324 minuti. Dopo il forfait alla prima per squalifica ha avuto un problemino muscolare a Verona che comunque gli ha consentito di giocare col Milan.
Durante la sosta torna nella Capitale per un altro stop con la nazionale e salta le gare con Empoli, Sheriff e Torino. Torna nella tremenda notte di Genova (dove è tra i peggiori) e all’Olimpico col Frosinone gioca quasi novanta minuti trovando la rete del 2-0. Poi la serata amara contro il Servette dove dopo 10 minuti da sogno (gol e assist) si accascia a terra: lesione al flessore e un mese di stop. L’ennesima tegola di una storia tormentata ma che Pellegrini vuole continuare a scrivere. Tante polemiche e qualche fischio sparso dalle tribune dell’Olimpico non lo hanno mai spaventato. Ora sta anche a lui dimostrare davvero di che pasta è fatto.
FONTE: Il Tempo – L. Pes
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