La costruzione di una squadra, o in questo la ricostruzione, passa dall’insegnamento e poi dal consolidamento dei princìpi che un allenatore intende adottare. In meno di un mese dall’arrivo di Daniele De Rossi al posto di Mourinho, la Roma in questo senso ha fatto già passi da gigante. DDR ha trasformato una formazione speculativa, abituata al duello individuale e all’aggressività, di grande compattezza difensiva ma con limitate opzioni offensive, in una squadra di palleggio, che mette in relazione tecnica i suoi giocatori migliori avvicinandoli uno all’altro.
La nuova Roma ha ottenuto tre vittorie consecutive sempre con la stessa proposta di gioco, e quasi sempre con gli stessi uomini. Facile immaginare che DDR voglia proseguire sulla stessa strada. Però, c’è un però. Finora i giallorossi hanno affrontato, dominato a lungo e battuto tre avversarie di basso cabotaggio come Verona, Salernitana e Cagliari. Peraltro in crescendo: un’ora buona e poi sofferenza con l’Hellas, un controllo più ampio all’Arechi e un assolo pieno di gol contro i sardi di Ranieri.
Stavolta invece c’è l’Inter, ed è tutta un’altra storia. Possibile inserimento di Bove al posto di El Shaarawy, ma in mediana, con Pellegrini più “alto”. Così il centrocampo avrebbe senz’altro più capacità di interdizione: Edo si metterebbe sulle tracce di Barella e magari potrebbe anche andare a ringhiare su Calha a inizio azione. Compito che non può essere affidato a Dybala.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. Frosio